N: Ti vedo soddisfatto. UdV: in effetti N: come mai? UdV: se sta in un altro continente vi vedete poco! N: ... UdV: no? N: guarda che sto per raggiungerlo. UdV: ma a vivere? N: no, pendolare...
C'è un post, che la Salvietta ha scritto tempo fa nel suo blog, in cui racconta della prima volta in cui mi ha visto. Saranno due anni fa, ormai. E' un amore di lunga data. Quand'è arrivata io lavoravo (si fa per dire) già a IfP, in quel grande ufficio in cui se c'era da fare qualche colloquio ti mandavano a prenderti un gelato. Ed è un post troppo esemplificativo di me, di lei e di quel nostro annoequalcosa, per non copiarglielo pari pari. Così smetto di tenere quella pagina aperta dal 16 aprile...
La prima volta di Salviettina...
Allora io mi ricordo di essermene entrata tranquilla in Ifp, e Leo ti ha praticamente cacciata fuori.
A parte che girandoti con la sedia hai battuto il ginocchio sulla scrivania, con fare grazioso hai preso tutti i tuoi (pochi, pochissimi come al solito...) fogli e sei andata a sederti fuori senza fare una piega. Ovviamente non prima di aver seminato qua e là un pò di foglietti per ritrovare la strada come Pollicino, soprattutto post-it (divagazione: post-it rosa e cuoricini ricorda niente?).
Quando poi ho aperto la porta per andare via, eri lì seduta con quelle 5-6 tonnellate sulle ginocchia, che cercavi di scrivere come se fossi dentro una teca di vetro larga 2 cm.
Ti ho sognata, stanotte. Quando mi capita poi il risveglio è confuso, perché sono situazioni sempre troppo vere per avere la percezione immediata che non si tratta di realtà. Finisco per fare una doccia lavando i capelli con il bagnoschiuma e il corpo con lo shampoo. Ci sono ancora tante cose che mi colpiscono, ovunque, perché mi riportano direttamente a qualcosa che ho vissuto con te; tante per cui la reazione spontanea è "Devo parlarne con lei". E ancora mi sembra di riconoscerti per la strada. Eppure avrò sempre meno ricordi che hanno a che fare con te, meno foto di quelle che comincerò ad avere con altre persone. Forse un giorno deciderò di cancellare il tuo numero di telefono. Però ho promesso di fare ciò che posso, e non è solo per me, lo sai. In parte è per te.. perché c'è un buco da riempire. In parte è per lui, perché è quello che posso fare da qui.Per questo, vedi, non è facile non arrabbiarsi con chi cerca di appropriarsi di un dolore che non è il suo. Perché tu che te lo porti in tasca provi a soffiarci sopra, e altri ci riversano sopra parole che neanche conoscono. Ma ieri mia mamma, in un impeto di generosità che nei miei confronti ha raramente (sono pur sempre la figlia piccola e disastrosa, no?) mi diceva che mi prendo cura delle persone, e che questo è il mio modo: sforzandomi di portare un sole piccolo piccolo, un sorriso anche se sono stanca, di ascoltare anche se sono annoiata. Non lo so se sia così, cerco di farlo e non sempre mi riesce.. però ci provo. E allora adesso che i giorni di distanza da te sono diventati anni, sono diventati, più o meno, 2 anni e 41 giorni, è quello che devo fare. Cercando di non indugiare su ciò che mi manca di te, ma solo sulle espressioni del tuo viso, sul tuo modo di stringermi un braccio, di ridere. Perché in fondo, ormai, fare i conti con te è come fare i conti con me stessa.
When you disappear on me it's just like parades in the rain.. So could you tell me why you're leaving, cause I don't know, I don't know, I don't know.. (Hazy - Counting Crows)
Poi ho pensato che mentre lo aspetto c'è un'altra cosa che posso fare, oltre alla Polly-cosa. E ho ricominciato ad andare in cyclette. Ora, qualcuno conosce la saga di Novella e gli sport. Lo so che non sembra, ma nella mia vita mi sono annoiata a morte con la palestra, mi sono rovinata gli occhi col nuoto, sono anche diventata brevemente molto fiQa con l'aerobica. Per un periodo mi sono data alla corsa, ma dopo i primi impegnati tempi io e la Fra abbiamo cominciato a trasformarla in lunghe camminate.. quando poi è cominciato ad essere più il tempo che passavamo sedute a casa di qualcuno che andavamo a trovare rispetto al tempo che impiegavamo ad arrivarci, è stato chiaro che quella non era la nostra strada. Ogni tanto mi dò alla bici, che è più armonica, finché non comincio a perdermi un po' troppo spesso per le "viucce che mi piacciono tanto!".
In gioventù avevo progettato nei minimi particolari come travestirmi da ragazzo per diventare il calciatore più forte del mondo e vincere il pallone d'oro.. poi sia a me che alla Fra (alle superiori era mia complice di non-sport) è risultato evidente che quello in cui saremmo diventate delle campionesse era il baseball, il che è comodo se dalle tue parti una squadra di baseball NON ESISTE!!! Il record di brevità, tuttavia, credo appartenga al pattinaggio su ghiaccio.. una serata di completo panico aggrappata con l'ostinazione di un naufrago ad un amico che cercava d'insegnarmi con pazienza e spalle forti, e addio anche a quel sogno.
Dicevo di oggi. Mi ero anche impegnata, portandomi il libro del Buen Amor per l'esame di mercoledì che non passerò. Solo che avevo scelto questa colonna sonora fantastica che comprendeva, fra gli altri, clash, ramones, supergrass, smiths e billy idol (mica si capisce in che anni sono nata?), così alla schitarrata di my sharona mi sono ritrovata a lanciare il libro per aria e fare l'assolo in playback, per poi mettermi a ballare senza ritegno. Non so quanto durerà, si accettano scommesse, la mia costanza è leggendaria ed anche quest'afa aiuta.. d'altra parte mentre ballavo di sotto pedalavo, e secondo il Fra anche questo blog non sarebbe durato un mese ed invece eccoci qua, floridi come la cappelliera del Silvio. Sarà che mi sentivo appesantita, con questa immobilità da esame; sarà che mia mamma da quando ha scoperto il mio peso mi ha messo all'ingrasso; sarà che mi ero visivamente abituata al mio peso forma 43/44 e un chilo in più suona strano, quando è tutto sulle gambe. No, perché le socie non si sono mica schiodate dalla tavola da surf. A proposito di questo, affido la chiosa alla saggezza del buon Coach.
C: Stavo pensando a una cosa.. N: Dimmi. C: Tu parli più facilmente delle tue tette che dei tuoi sentimenti per qualcuno!
Foto: più o meno, la mia prima bici. Solo che la mia era rossa.. ebbene sì, c'avevo l'Atala Cross!
Momentanea conclusione (solo per oggi, eh..) della Saga, seguendo il post n.13 e con citazione del n.11
Udv: ma se stai con un altro perché quel tizio ti stressa ancora? N: quale tizio.. Udv: quello con cui stavi. N: e tu come lo sai?? Udv: VANNA MARCHI!!!
Udv: ci ho preso, eh? N: sì, in pieno un martello da piccolo! Udv: come? N: niente, niente.. Udv: non stavi con quello. N: sto con un altro. Udv: figurarsi!!! N: mapporc.. ti sembra così incredibile?!?
Naturale proseguo dal post n.11 della Saga del Binario..
UdV: ti dico che non mi freghi! N: ah no? UdV: prima eri al telefono per farmi vedere che stavi al telefono con uno, ma non l'hai chiamato "amore" neanche una volta.. N: gesù!
...Bisogna esporsi (questo insegna il povero Cristo inchiodato?), la chiarezza del cuore è degna di ogni scherno, di ogni peccato di ogni più nuda passione... (questo vuol dire il Crocefisso? sacrificare ogni giorno il dono rinunciare ogni giorno al perdono sporgersi ingenui sull'abisso)...
Oggi sono uscita dall'E.R. e il cielo s'era rannuvolato. Ho pensato, allora non è affezionato solo a me, sono contenta. Perché il cielo si affeziona, certe volte. E piange un po' quando te ne vai. Io avevo una gonna leggera, generosa con l'aria, che il vento mi portava dappertutto come una bandiera. Ma ero distratta, l'aria mi porta sempre in giro, seguo una foglia nel bel mezzo di un calcolo e i numeri non tornano più.. li cerco, magari, ma loro proprio non ne vogliono sapere.
Però respiro. Perché no?, mi chiedo. E mentre respiravo ho visto quella casa in rovina di cui non mi ero mai accorta anche se ci passo quasi di fianco ogni giorno.
Quando ero più piccola andavo spesso in posti del genere.. chissà quante volte ho rischiato la vita! Eppure certe pareti crollate, certi mattoni, il legno scrostato dal sole che scricchiola ad ogni tuo passo, sono irresistibili. Per non parlare dei vetri.. impolverati, frantumati, condensati in un'annosa immobilità. Non è la stessa cosa, guardare da lì. Non è lo stesso.
Ci sono cose che hanno un sapore. Dire buon pranzo anche se sono le tre del pomeriggio, perché è importante che sia andato bene. Qualche vecchia foto. Oggi scrivevo in una mail che è bello crescere con dei vecchi, perché hanno un sacco di storie; e di torte. Che poi, se ci pensi, le storie e le torte hanno un sapore molto simile. Stavo pensando a tutte queste cose, perché proprio mi sento grata di quello che ho adesso, le cose bislacche e quelle forti. Mi sento grata di questa voglia di allargare le braccia al vento, che a raccontarlo è scontato ma mentre le allarghi non è scontato mai. Mi sento grata dei ricordi di ginocchia sbucciate, sanno di agrumi. Mi sento grata delle cose che diventano importanti. E mi sono chiesta.. ma chi non ha mai guardato fuori dalla finestra di una casa abbandonata, come fa?
N: Ti ho sognato. M: Ah sì? N: Ho sognato che scrivevi le y rovesce. M: Come rovesce? N: Verso destra. Tu le fai verso destra o verso sinistra? M: Io veramente le faccio dritte.
Facciamo che anche oggi mi perdo. Conoscendomi, non sarà per niente difficile. Facciamo che io mi perdo e tu mi raggiungi, senza neanche più le battute delle prime volte -quando fingevi di lamentarti-, mi vieni a prendere così, che ultimamente me ne fai di meno. E non è che non si rida. Io mi diverto. Qualche volta, ecco, un pensiero mi prende così forte che magari non ci riesco, a ridere; o a parlare: e non è nemmeno un pensiero, è una sensazione che non ti so spiegare. E' come quando eravamo in cucina e fingevo di aiutarti a preparare e poi alla radio vecchia vecchia, come quella anni '80 di mio fratello, hanno messo una canzone sciocca e tu hai mollato la pentola, hai messo giù il vino che avevamo comprato e mi hai fatta ballare. Perciò vienimi a prendere. Non importa se arrivi in ritardo, lo so che sono tanti.
UdV: Allora, dov'è questo posto? N: E' di là.. UdV: Di là dove? A destra o a sinistra? N: Di là! UdV: Non me lo indicare con il braccio che non vedo più la strada! N: Esageratoooo UdV: ... N: ... UdV: ..Allora? N: Allora che? UdV:La strada!! N: Uhm. Gira dopo il gelataio. UdV: Gelataio? Quale gelataio? N: Massì, quello che vende la frutta fresca e i cannoli con lo zucchero a velo rosa, e ha tante bandierine che... UdV: Intendevo da che lato della strada! N: Ah! Di qui.. UdV:QUESTO BRACCIO!!! ______ UdV: Allora, hai capito da che parte devo andare? N: Aspetta che capisco da che parte siamo.. ______ Udv: Senti, o mi dici la strada o mi arrangio! N: Eh, che permaloso! Prova di qui.. Udv: Prova? Che significa "prova"? N: Prova, no? Udv: Ma la sai la strada? N: Beh, ci sono stata un paio di volte.. Udv: ..e... N: Vedrai che appena la trovi la riconosco!
UdV: Esci con me! N: No. UdV: Ma perché no! N: Ti direi che non sei il mio tipo.. Ma in questi anni mi sono resa conto definitivamente di non avere un "tipo".. UdV: Bene! N: Quindi il problema sei tu.
Ho il jet-lag nel cervello. Niente a che fare col cervello incinto, fortunatamente.. diciamo che si tratta della sua condizione naturale, ma aggravato! Fatico a mantenerlo ad un livello socialmente accettabile.. ma mi lascia abbastanza spazio per i miei pensieri lunghi.
Credo che alcune persone abbiano una forza straordinaria. Non si tratta di retorica: è che io sono diversa. Viaggio nell'empatia, nell'immediatezza.. e per quanto sia affezionata alla mia perturbabilità, non è semplice da gestire a volte. Non è utile. Ieri ho visto delle foto di bambini, di ciò che sarà la quotidianità del Marinaio moltiplicata per 5000, per 50°C e per la responsabilità di dover gestire un ospedale da campo. Ho trovato delle immagini a cui ho dato una scorsa di alcuni minuti, fino a quando ho dovuto spegnerle per forza, con il fegato grosso e le lacrime agli occhi. La differenza è che io posso anche spegnere, ma per altri non è così. Non è una foto su uno schermo. E allora non puoi non capire quelli che si sporcano le mani per andarci, per provarci. Non puoi pensare di lamentarti per cazzate, o per tre mesi, perché ad un certo punto ti vergogni anche di avere un tavolo su cui fare colazione la mattina. Perché in fondo, se potessi, lì in mezzo ci staresti anche tu. Solo che io non ce l'ho, quella forza. Non ho la forza di non provare a rovesciare le cose. Io sono perturbabile; non so dire: "Il mondo non lo posso cambiare, e il minimo che posso fare è non andare in crisi per questo: devo rimanere lucido per creare qualcosa di concreto lì, anche se piccolo, perché se vai in crisi non risolvi nulla del tutto." Non è retorica. E' che c'è chi sbrocca per cazzate, parla a vanvera e si lamenta col mondo, e chi cambia le cose in silenzio.
Così ho modificato i calcoli. Se 3 mesi non sono 1 mese, li conterò uno alla volta. Perché non farmi abbandonare dal Felicity mode, dal Polly mode, è il minimo che posso fare adesso. Ed è proprio poco, fra l'altro. Un mese alla volta: mancano 27giorni. Perché certe cose, certe persone, è un piacere guadagnarsele. E anche se è scomodo, e anche se è difficile, non c'è confronto. E basta.
M: Stavo pensando.. N mi ha raccontato di quella sua amica che è andata a vivere col moroso a 22 anni.. che sia un annuncio? P: Eh, dai che si sposa e se ne va!
Vero che la nostalgia è una maledetta, ti prende alle spalle d'improvviso. Ti viene per cose stupide mentre posti un dialogo sul blog. Per i finestrini che non tornavano su. Per il fare la spesa col cestino. Per un certo modo di sfiorarti. Solo che non è deprimente: non mi è mai capitata una nostalgia felice.. si portava dietro un sacchettino di rimpanti, o un bel baule di malinconia. Invece oggi ho voglia di sorridere, perché io queste cose le ho. Come pensare che il compleanno passerà in silenzio, se non lo scopriranno loro, perché di sicuro non andrà a dirglielo (come probabilmente faremmo io e la mia straordinaria maturità). E non è tanto per questo fatto del compleanno che mi sento felice. E' perché lo so.
M: Com'è andata in ospedale? N: Bene. Ma ho un problema coi pc.. L'Ufficio Tecnico mi blocca gli allegati word perché ha paura dei virus. M: Ma avete contagi anche via computer?!?
N: Non so, istintivamente ti dico di sì, però poi.. E se fosse la solita scusa? di chi si crede tanto superiore agli altri da poter fare a meno di qualcosa di concreto, hai presente. E: Sì, bisognerebbe trovare un equilibrio tra lo star bene adesso e lo sguardo continuo al cambiamento.. semplice no? N: Facilissimo. Andiamo in Tibet oggi o domani? E: Oggi. Ci servirebbe proprio. Poi se stiamo lì ci finiranno per stare sui coglioni pure i tibetani.
N: Oh no! Ho rotto il portachiavi! A: Qualcuno con la P ti pensa. N: Ma era storico.. A: Qualcuno con la S? N: Era quello del Mercatone Uno.. A: Allora qualcuno con la M. N: Ma che triste, ce l'avevo da quando ero piccola, hai presente.. Non so neanche più se esista, il Merc-- ah! No! A: Che? N: Mi ero sbagliata! A: Non l'hai rotto? N: Sì. Ma ora che ci penso l'ho rotto l'anno scorso.
NB: Se sembro io la stramba del gruppo, notare che il mio interlocutore è colui che, fermato per sorpasso su linea continua, al "Qualcosa da dichiarare?" ha commentato: "Cosa vuole che le dica.. sbattendo le palpebre la linea sembrava tratteggiata.."
...Bionda, chiaro. Lo Scrittore e Stalky a confronto.
St: Cosa fai nella vita? Sc: Studio (dovrei) scrivo suono St: Ma dai, io.. Studio (dovrei) scrivo faccio teatro Sc: Abbiamo anche la stessa ex in comune.. Fa curriculum!
N: Io con gli aneddoti e tu coi bei tempi andati.. Ci fa male stare con gente vecchia.. E: Già.. Certo che comunque anche noi di giovane non abbiamo tanto! N: Nel cervello soprattutto. E: Tu sei in ospedale che lavori e io sto mettendo le cipolline nell'insalata di riso.. solo nel cervello? N: ...
(Sdraiata pigramente, godendosi il sole caldo, l'erbetta fresca, il posto placido immerso nel verde e il campanaccio in lontananza che fa lentamente dlon dlon..)
N: Chissà com'è la vita di una mucca.. M: ..Aspettare lentamente il momento del macello.
Oggi sono andata in stazione in bici.. è stato bello sentirmi addosso l'aria, la gente che passava, le luci diverse in una strada vista non attraverso i vetri della macchina. E' un modo differente di cominciare la giornata. Poi c'è questo fatto che un giorno lo passi con una persona e il giorno dopo è dall'altra parte del mondo. E' sempre la stessa storia, no? Dopo un po' uno dovrebbe fare l'abitudine a questo tipo di cose, abbiamo la velocità e abbiamo i treni e gli aerei ma io ancora mi stranizzo. In un romanzo di Dickens sarei un disadattato. Io sono quella che se in treno una ragazza estrae dalla borsa "Anatomy of a Rose" pensa che si tratti di un poema inglese anziché di un trattato di biologia. Sono anche quella che pensa che a volte, certe cose che cerchi, beh... sia meglio non trovarle. Perché in alcuni casi il bello sta nel doverle cercare: "Itaca ti ha dato il bel viaggio,/ senza di lei mai ti saresti messo/ in viaggio: che cos'altro ti aspetti?", diceva quel saggio uomo che era Kavafis. E io ieri stavo passando per la Valsugana ed ho pensato che c'era questo posto, andando verso Trento, di cui da piccola avevo sentito parlare così tanto che aveva assunto ormai le dimensioni di paese delle meraviglie. Non che fosse chissà che, solo un brutto bar, uno di quelli vecchi, in cui si facevano dei toast; ma i più buoni che i miei genitori avessero mai assaggiato. Ci passavano spesso, quando erano giovani e si fermavano per uno spuntino andando dai parenti. Ed io ho sentito talmente tante volte nominare questo posto che era ormai un posto dell'anima, un cantuccio come lo diventano le persone o i posti che proprio sono tuoi per qualche motivo che vivi, e così quando un paio d'anni fa siamo andati a cercarlo ed abbiamo trovato una moderna bruschetteria, beh... è questo il punto. Perché di cose ne perdi tante e fai l'abitudine anche a questo, però alcune non sono come le altre. E io quando rompo un bicchiere vorrei tenere anche i cocci per ricordare sia quando l'avevo che il momento in cui l'ho rotto. Non qualsiasi bicchiere, chiaro. Quello con le fragoline che hai comprato con un'amica, o quello con i Looney Tunes che usavi da piccola, e volevi solo quello perché era il tuo. Post nostalgico. Immagino ci stesse, oggi è un altro Venticinque, in fondo. Domani andrà meglio.
Canzone del giorno: Fortunate son - Creedence Clearwater Revival
Ieri cena E.R. per salutare LaLaura, eravamo pochi ma buoni e siamo riusciti a perderci lo stesso. Continuo a chiedermi se la mia presenza influisca in qualche modo su questo. Molto diverrrtente, dato che lo sport preferito è stato controllare quanto mangiavo, con la signora della pizzeria che mi ricordava che avevo preso "solo una margherita", il viceboss che tentava di affogarmi nel dolce e McBesame che voleva farmi ubriacare. Poi, dato che si parlava di viaggi, si è diverrrtito a decidere in quanti posti del mondo, noti per le loro scarse attitudini alimentari, sarei potuta andare a vivere senza problemi. Mi ha mandata in Cina, in Corsica, in svariati paesi dell'Africa. Ah, l'animo del pediatra!
Il post Lettera a Stalky ha ormai superato i 70 commenti. Mi sento come uno di quei blog famosi che tutti si linkano e su cui tutti vogliono commentare, magari per primi perchè così anche gli altri li leggono, che in questo strano mondo commentare il blog giusto ti rende un po' una celebrità per proprietà transitiva. Penso che mi stancherei presto, e ne farei un altro più nascosto: in fondo mi piace l'idea che lo leggano in pochi, questo cantuccio, mi piace che sappiano di cosa parlo, è molto arancione come cosa e non lo so come un colore posa definire il concetto che ho in testa, eppure è così.
Anche Amir lo legge per tenersi informato. A lui piace spiegare che il suo nome significa Principe, ma dato che è tutta ieri che mi definisce pacco in carico ora spiego al mondo (...) che in realtà si chiama Marm, principe Marmellatai. L'ho aggiornato recentemente su certe mie vicende e non vuole più raccontarmi niente di lui, perché dice che non può reggere il confronto con la follia che aleggia tutto intorno a me (da leggere con accento vodafone). Per esempio. Ieri ho messo giù il telefono con lui mentre ero alle poste e faceva proprio caldo ed erano le due passate e volevo andare a mangiare e dormire, dato che la mia nottata era stata un centralino della SIP. Ho salutato la Signora dello sportello, buongiorno. Le ho chiesto di fare un prelievo, lei mi ha dato i moduli e si è presa la mia patente (non proprio uno scambio equo).
S:HA!!! N: ..Prego? S: Adesso ho capito!!! N: C'è qualche problema? S: Io so chi sei. N: ... S: So di chi sei figlia! N: Ehm, che coincidenza.. anch'io..
Dopo avermi ricordato chi sono mio padre, mia zia, mia cugina e l'assistente alla poltrona del mio dentista, mi ha salutato con affetto. Però non mi ha mica sganciato 50 euro in più. Le avrei voluto bene pure io.
Lo Scrittore e le sue definizioni della sottoscritta.
N: Pipì. S: Valla a fare, prima che sia troppo tardi! N: C'è mia mamma; e poi l'ho fatta un quarto d'ora fa. S: Il problema da risolvere è tua mamma, non che tu l'abbia fatta un quarto d'ora fa. N: Voglio dire (ma grazie per la specifica in effetti utile ed esauriente sul funzionamento del mio cervello) che essendoci appena stata non posso farle fretta.
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N: Stavo pensando.. Mi ci vedresti a preparare in tre giorni una valigia per l'Etiopia? S: Assolutamente no. Non hai speranze. N: A parte che non c'è il rischio che mandino me a sanare le loro emergenze alimentari.. S: Effettivamente mandare te in un'emergenza alimentare sarebbe un po' come chiedere a me di fare dissuasione all'uso di droghe leggere al SERT. N: ...
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S: Uff.. Ma tu dimmi se devo stare in ansia per te tutti i giorni! N: Ma che c'entro io! S: E' per dire.. che devo sempre sperare di rivederti il giorno dopo.. N: ...
Caro Mauro, mi fa piacere che anche per te gli esorcismi funzionino; forse in questo modo potrai capire i miei. Io, vedi, non ho mai voluto che tu spaccassi per me ogni sasso del mondo. Eri tu ad esserti ritagliato la parte di Mr.Fantastic, io ti chiedevo di esserci. Perché sono ancora convinta che, dopo i 15 anni, l'amore non basti. Non basta, Mauro, se l'amore sono un sacco di parole da harmony, belle sì, ma che non sono vita. Penso che un giorno, quando lavorerai, quando avrai troppo poco tempo per poter seguire tutto e dovrai capire quali sono le cose per te importanti, quando ti capiteranno certe cose per davvero e non nei tuoi pensieri, capirai. Certi dolori per cui non puoi scriverci una poesia e farti rispondere "mi spiace per te", perché non è giusto verso chi quei dolori li ha vissuti davvero, sulla pelle, come acido. Hai detto che hai cominciato a darti da fare, e sono contenta per te.
Poi questo è il tuo blog e ci sono i tuoi pensieri, in cui non entro. Mi hai detto per cento volte cento cose diverse l'una dall'altra, e sai come la penso al riguardo: per cui ne resto fuori. Anche se ora esorcizzi. Anche se ora provi a cambiare le carte in tavola. Mi dispiace, Mauro; è che le prove di carattere, di coraggio, non si danno sui blog.. non si danno a parole. Si danno ogni giorno, e si chiama olio di gomito. E' più facile fare gli eroi su un blog che le persone nella vita. Ma questo è solo quello che penso io, e ognuno ha il diritto di fare le sue scelte così come io ho il diritto di sentire che la mia coscienza è pulita come quella di un bambino. Quindi se a te serve consolarti con dei "molto prima" inesistenti non sono qui per toglierteli, ognuno ha i suoi modi per uscire dalle cose. L'importante è riuscirci. Se vuoi usare quello che è successo fra noi in questo modo per sentirti meglio, leccarti le ferite, è una tua scelta e come tale la rispetto. Non ti "aiuterò a pensarla in altro modo", non proverò a convincerti, perché penso ci siano cose che devi risolvere da solo. I tuoi dubbi, non spetta più a me chiarirli. Non funziona così, che io ti convinco e tu diventi mio amico: non scommetti su una partita quando sai già il risultato. Si chiama "troppo facile".
E poi, se posso essere sincera, c'è da dire che appena ti provo a seguire e ti rispondo tu inizi a tormentarmi in un modo che in questi mesi di lontananza mi ha quasi spinta a chiamare i carabinieri due volte; se invece non ti rispondo t'incattivisci improvvisamente sulle mie responsabilità e allora beh, sai che c'è, non ci siamo. Qualcosa non va. Penso che avremmo potuto, in tutta questa situazione spiacevole, imparare qualcosa. Non è stato così. Pazienza. Io chiudo il capitolo, e ti chiedo per favore di rispettarlo.
N: Luisa.. c'è una cosa strana in corridoio. L: Una cosa strana? N: Sì, è un grosso tubo in piedi; con una tendina rovescia in cima. L: Tendina?? N: Rovescia. L: Tendina!! N: Beh, non so cosa sia, ma è di tela, a forma di imbuto. Ed è fucsia.
(Già nei nostri uffici c'è una luce strana anche col sole che splende. Poi se una trova bizzarre forme che arrivano da sole in corridoio, ecco, qualche dubbio le viene, con la neuro lì a fianco.)
Scena 2: io e la caposala
N: Per i cartellini.. ti ho preparato questo. F: Che bellino! N: E questo. F: Oh che bellino! N: E poi questo. F: Ma che bellino!! Carino! Mi piace, sai? N: Ehm.. intuivo. Hai dello scotch? F: Lì sotto c'è il rotolo grande. Qui trovi il piccolo. N: Prendo quello piccolo graz.. >CRACK< Ehm, magari vado meglio con quello grande. F: Coff..
(Fortunatamente non esistono testimoni del fatto che ho rotto anche quello grande.)
M: Ah... a proposito. (smorfia 1) N: Dimmi tutto. M: Beh... (smorfia 2) N: ? M: Eh... (smorfia 3) N: Ma che c'è? M: Mi hanno chiamato quelli di Xxx. Parto per l'Etiopia lunedì.
Questa mattina ho cercato di camminare il più possibile nel sole. Voglio dire che se la strada era per metà al sole e per metà all'ombra, io sceglievo il sole. Non importa quanto caldo. E poi ho cercato di salutare tutti quelli che incontravo, anche i controllori del treno, anche chi chiedeva una firma. E infine, per terra ho trovato qualcosa che sbrilluccicava e con la luce del sole rifletteva l'intero arcobaleno.
Finalmente ho incontrato la simpatica donna del CUOA che dovrà valutare per la Regione i corsi che preparo all’e.r. Prima ha tentato di fare a me delle domande di carattere medico, poi ha capito che fosse il caso di rivolgerle al boss, che era di fronte a lei e già gli giravano. E lui le ha trovate talmente sensate che le ha chiesto con grande eleganza (sic!) “in quale zona di Marte facesse le ferie”.
B: Ma... lei lavora per la sanità, è sicura? C: Tecnicamente... B: In senso lato però.
Le infermiere poi, per vendicarsi delle mie nuove disposizioni, mi hanno chiesto di riscrivere un documento perché, avendo word corretto “ost” in “oss”, non riuscivano proprio a capire che si trattava di “ostetriche”. Questo mi ha ricordato quando a IfP io e la Salvietta dovevamo correggere un progetto di Babyfood e il GC ci ha fatto notare con sguardo indefinibile che in tutto il documento che gli avevamo consegnato la parola “pappette” era stata sostituita dall’utile “zappette”… In effetti, a IfP si rideva parecchio.
Oggi mi hanno detto che il mio modo di vedere le cose è un modo di colorare le cose. E poi una signora mi ha chiesto un'informazione e quando mi ha ringraziata calorosamente ha aggiunto "Non è per l'informazione, sa.. è stato il modo." Son cose da niente, però alla fin fine che qualcuno che non conosci ti parli in questo modo, che il boss passi a vedere come va e ti saluti con il sorriso, che un bambino si tuffi a piedi uniti in quella stessa pozzanghera in cui avresti voluto saltare tu, a me cambia la giornata. Anche se poi mi tocca trattenermi per non fare come lui. E a proposito di informazioni, mentre aspettavo il treno per tornare a casa un signore mi ha chiesto l'ora.. solo che quando poi glie l'ho detta non mi credeva. E ha cominciato a spiegarmi il perché. Quando ha cominciato a raccontarlo anche a se stesso, tuttavia, mi si sono chiarite molte cose. Non so perché attiro le persone strane. I matti, gli strambi del paese. E' sempre stato così, fin da quand'ero piccola c'era sempre qualcuno di loro che voleva raccontarmi qualcosa. Sarà perché, comunque, li sto a sentire. Sarà perché non rido. Sarà perché è anche il loro un modo di colorare le cose.
In compenso questa storia dell'essere bionda comincia a starmi sulle scatole. Non sono neanche una bionda tipicamente fischiabile. Va bene che di solito non ti guardano in faccia per gridarti "Ehi bionda!" per la strada, e con questo voglio dire che puoi essere anche Camillaparkerbowles ma non smetterai di essere una potenziale ehibionda.
Però insomma, oggi sono riuscita a farmi fischiare dietro dal controllore del treno su cui stavo per salire. Che fretta c'era, maledetta primavera.
Questa mattina le FS sembravano un po' confuse sui moti di rotazione e rivoluzione della Terra. Il mio treno, che partiva al binario 1, è stato poi spostato al 3 e quando tutti noi pecoroni ci siamo spostati sul binario giusto ci hanno annunciato, immagino con molto divertimento, che in realtà saremmo dovuti tornare all'1 perché partiva da lì. Sarà il mio influsso. Come col Bajo che comincia a disquisire sull'animale da compagnia sardo e Mauretto che spiega che non è il cane pastore -se esiste un cane pastore sardo-, perché lì non amano molto i cani, chissà per quale recondito motivo. Così, dopo aver scartato anche la pecora, il cinghiale, la foca monaca, la capra, il grifone e l'asinello bianco (pare che ormai ne esistano solo due, tinti, sull'Asinara), abbiamo deciso che l'animale da compagnia sardo è il porceddu. O come il Tomtom che sabato mi ha rovesciato addosso uno spritz per evitare che lo fotografassi con un succo di frutta in mano, cosa che avrebbe sicuramente distrutto la sua reputazione.
In compenso poi ho scoperto che McBesamemucho, oltre che bello, gentile, amorevole papà e tutto il resto di bla, è anche super intelligente (ho spiato il suo super-cv). Insomma, alza così tanto il punteggio CL.unei dell'E.R. che ho deciso di proporlo per un telefilm! E' nata una stella.
Si em dius adéu, vull que el dia sigui net i clar, que cap ocell trenqui l'harmonia del seu cant.
Que tinguis sort i que trobis el que t'ha mancat en mi.
Si em dius "et vull", que el sol faci el dia molt més llarg, i així, robar temps al temps d'un rellotge aturat.
Que tinguem sort, que trobem tot el que ens va mancar ahir.
I així pren tot el fruit que et pugui donar el camí que, a poc a poc, escrius per a demà. Què demà mancarà el fruit de cada pas; per això, malgrat la boira, cal caminar.
Si véns amb mi, no demanis un camí planer, ni estels d'argent, ni un demà ple de promeses, sols un poc de sort, i que la vida ens doni un camí ben llarg.
(Se mi dirai addio, spero che il giorno sia limpido e chiaro, che nessun uccello rompa l'armonia del suo canto. Che tu abbia fortuna, e che trovi quello che ti è mancato in me. Se mi dirai ti amo, che il sole renda il giorno più lungo, e così rubare tempo al tempo di un orologio fermo. Che abbiamo fortuna, e che troviamo quello che ci è mancato ieri. Che domani ad ogni passo mancherà il frutto per conquistare quello che abbiamo aspettato in tutti questi anni. Ogni passo ci avvicina di più al domani e per questo, nonostante la nebbia, dobbiamo andare. Se verrai con me non chiedere un percorso piano, né stelle d'argento, né un domani pieno di promesse; solamente un po' di buona fortuna, e che la vita ci dia un lungo cammino.)
Ombretta questa mattina mi ha svegliata facendo skip sul mio letto e su di me: rincorsa, pronti via, dai piedi alla testa; rincorsa (sulla mia faccia), pronti via, dalla testa ai piedi. Chissà come mai poco dopo ha vomitato. Sul mio computer. Oggi, tuttavia, mi sento più sana di mente rispetto agli squilibri accumulati ieri, un grazie a tutti quelli che mi hanno dovuta sopportare (e a quelli che mi hanno mandata a quel paese): è stata dura arrivare alla fine della settimana. Il Tomtom ieri aveva un altro dei suoi colloqui, questo era in un posto così vicino che l'ha fatto direttamente via skype. Così, dovendolo aspettare a Bassano perché il discorso si era prolungato più del previsto (mai ascoltare le previsioni novellesche, eh..), ho beccato la Salvietta che si è fatta carico del mio umore.. e l'ha sbolognato ad un paio di spriss. Che sono diventati due spriss (altri due) e un gingerino quando il Tomtom ci ha raggiunti. Solo che non ha proprio la faccia da gingerino, si vede insomma! Anche oggi pomeriggio hanno cercato di affibbiare a me il suo e la parte alcolica a lui.. ci sarà un motivo.. Poi è arrivata anche l'Elenini e hanno visto me e lei insieme ed è stato più chiaro quale fosse la parte stramba del gruppo. Non hanno più sbagliato le ordinazioni infatti. Anche perché, quando bisogna dirlo bisogna, è stato insolitamente gentile ieri e perciò ha cullato un po' il mio stato d'animo impercettibilmente stonato. Anche oggi si è applicato: nonostante i momenti in cui lui e l'Elenini si alleavano gioiosamente contro di me (la particella di sodio) ha fatto, senza che lo sapessi, giusto quelle due ore di ritardo per restare lì. Poi, ok, c'è il karma. Un giorno qualcuno mi spiegherà perché capita che certe persone in qualunque posto vadano abbiano una probabilità molto più alta delle altre che vengano dimenticate le loro ordinazioni. O perché, qualunque persona vedano, ci sia pronta dietro l'angolo una bellissima ex, bionda con gli occhi azzurri.
N: Pediatria Buongiorno. P: Buongiorno, Ufficio Xxx. Laura? N: No, sono Novella. P: Ah, Laura Novello. N: No guardi, Novella è il nome: Laura Novello non lavora più qui. P: Ho capito Laura: allora... N: ..Novella.. P: ...segue lei i tirocini? In quel caso, Laura... N: Novella.. Sì, me ne occupo io. P: Oh, scusi, Novella! Mi dà la sua mail? N: Certo: xxx@gmail.com P: Chiocciolache? N: Gmail. G.Mail. P: ... N: M-a-i-l. P: R? T? N: G. G come.. come.. come GERANIO!!!
Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per
piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle
pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare,
quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa,
l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane,
albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero,
i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole,
leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle
persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme,
perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui
il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti,
mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica,
la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche,
le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre
una ragione per ciò che fanno.
Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.
Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1,
la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz,
la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza,
l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia,
le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino,
il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino
è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone
che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei
meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono
ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile.
Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi
non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.