Oceans...
my glass mask   
sabato 28 novembre 2009
C'è di peggio (5)

"Se trovo chi ha fatto le nove serie de La Piovra e chi scrive
libri sulla mafia che ci fanno fare una bella figura, lo strozzo"

No, ok, c'è veramente di peggio. Perchè quando un uomo piccolo piccolo e strafottente sparla, straparla, delira sulla realtà delle cose tramite tutti i mezzi di informazione...
Ma Letta non gli ha spiegato che è il bispensiero degli associati, prendersela non con chi esegue le stragi ma con chi le racconta?

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venerdì 27 novembre 2009
C'è di peggio (4)

C'è di peggio. Tornare a casa dopo la n.3 e dimenticare di prendere la pillola.


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C'è di peggio (3)

C'è di peggio.

"Novella, tu hai bambini?" "No.." "NUOO ma che peccato!!! Proprio tu, così dolce, dovresti!!!"


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C'è di peggio (2)

C'è di peggio. Insaponarsi perfettamente le mani e appena sei tutta schiumosa e bolliciosa scoprire che l'idraulico ha tolto l'acqua.


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C'è di peggio (1)

C'è di peggio. Il nuovo romanzo di Vaniglia, la (sua) storia del brutto anatroccolo che divenne cigno e si salvò dal demone della vendetta grazie alla fede.


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Meglio un giorno da leoni
E' iniziato tutto domenica sera al concerto dei Killing Floor, e probabilmente la presenza della plf avrebbe dovuto insospettirmi: tirata, truccata - l'universo non poteva restarne indenne.
Eppure sembrava la solita esistenza: io che continuavo a far pipì per la combinazione ferale spritz+basse temperature, Andrea che nel bel mezzo del concerto (a proposito, sempre più bravi) tralasciando Jimmy Paige si mette tranquillamente a dialogare per comunicarmi, che so, Sai che c'è anche Freddie ora lo cerco così poi te lo mando.
Forse avrei dovuto mettermi sul chi vive per via delle mancate mozzarelline, o peggio per quel mojito dallo strano strano sapore.
La tragedia, infatti, non si è fatta attendere.
La scena successiva con il Babu è qualcosa di cui Tarantino andrebbe particolarmente fiero, con quell'accostare al volo la macchina per i miei 5 secondi di débacle e ripartire al volo subito dopo senza fare una piega come neanche Harvey Keytel e Michael Madsen dopo le peggiori sniffate a Puerto Rico.
Tuttavia, ancora non sospettavo a sufficienza, attribuendo lo spiacevole incidente all'alcol (seppur con consistenti riserve, dal momento che non avevo superato i 4 bicchieri e non stavo male per 4 bicchieri da... da mai, suppongo).
L'universo ha cominciato a sbriciolarsi il mattino seguente.
Nell'ordine:
- ho vomitato l'anima per circa 3 giorni, comprendendo istantaneamente la storia delle casalinghe che votano Silvio perchè, sebbene mia madre non guardi la tv e non voti Silvio, solo 2 giorni trascorsi davanti allo schermo nelle fasce orarie 10-13 e 14-18 mi hanno convinta che le mie aspirazioni più grandiose sono i tatuaggi di Fabrizio Corona, le tagliatelle di nonna Pina e i rubinetti di Palazzo Grazioli.
- la tastiera del Vaio ha iniziato a funzionare troppo, premendo tasti che io non premevo, poi non premendo tasti che io premevo, infine premendo tasti diversi da quelli che premevo io (addirittura commutandoli in combinazioni di tasti, motivo per cui il mio desktop si è trasformato in una specie di twinkle twinkle little star)
- presa dal tristo pensiero che'l cor mi raggruma di dover spedire via il mio pc per farlo aggiustare e di sentire quindi ancora meno il Tomtom per le prossime settimane (come se già le cose andassero da favola...), ho cominciato a salvare dati negli hd esterni, dai quali provvedevo a recuperare spazio eliminando i file obsoleti e, presa da questo dio Swiffer dei dati inutili, ho finito per cancellare erroneamente tutte, tutte le mie foto dall'hd.

Per favore, un minuto di silenzio.

Ok, c'è di peggio. Gente che va al GF. Gente che va al GF a regalarci formidabili sentenze come "Meglio un giorno da leoni che CENTO DA MILLE", su cui baserò l'intera mia vita consapevole da oggi in poi.
Un dj che scopre di essere il figlio biologico di Charles Manson.
No, forse era peggio il GF.

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lunedì 23 novembre 2009
Ipotesi forensi
Per ora siamo a 4 opzioni:

1 - la mia capacità di gestire l'alcol è improvvisamente diventata inferiore a quella di un neonato prematuro con il fegato parzialmente formato
2 - il Tomtom in quella mail riparatoria assieme al bacio mi ha mandato anche gran parte dei suoi bacilli
3 - quella che sta rapidamente diventando la più acclamata è che l'arcangelo Gabriele sia venuto nottetempo a farmi visita ed io porti ora in grembo il nuovo salvatore
4 - oppure, come sostenevo in tempi non sospetti, in quel posto non sanno davvero fare il mojito.

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giovedì 19 novembre 2009
THE CHEAP PARADE

Non è che avessi proprio tutta questa voglia di dedicarmici, ma il mio umore anzichè risollevarsi si lancia di giorno in giorno giù giù negli abissi profondi e negli anfratti più prodigiosi del centro della terra.
Fissare inebetita lo schermo del pc. Non lavorare. Non usare nessun muscolo, nessun organo vitale (in particolar modo il cervello), perfino nessun malfunzionamento, neanche una piccola, consolatoria extrasistole. Sentirsi sollevata per il cellulare che non si accende. Irritarsi per ogni mosca, ogni scarpa che cigola, ogni leghista che esiste. Qualcuno ha visto in giro il mio entusiasmo per favore? Quella cosa piccola e gialla che faceva incessantemente parte di me? Quella cosa maldestra che con tanto amore mi ha condotta a vele spiegate verso le più allegre, enormi cazzate della mia vita?
Perciò, ecco, forse è il caso di tirarsi un po' su con la C.P. (che detta così suona sinistramente come un esame radiologico)
& so the winner is...


Per la categoria "White Christmas"
La nevicata artificiale di Pechino, che in un periodo in cui a fine Novembre si fa il bagno in Sud Italia ci riporta un po' ai nostri amati punti fermi di bambini.

Per la categoria "I just called to say I love you"

La Roccia che, per dimostrarmi che non è gay, mi chiede il numero di telefono.


Per la categoria "Bella senz'anima"

Io che sono così educata, ma così educata che anche quando vado in sauna sudo solo di schiena.


Per la categoria "La macchina del capo"

La serata uggiosa di domenica in cui Raven ed io (dopo il suo amichevole scambio di eVVe con la Lauretta) restiamo allegramente appiedati in quel di Bassano... almeno fino all'esatto istante in cui il suo amico, partito da Galliera in nostro soccorso, ci raggiunge con i cavi e la esanime auto, vedendolo, forse per paura dell'elettroshock decide di ripartire.

Non prima che gli svariati mezzi e mezzi abbiano permesso al soggetto di sproloquiare in modo molto divertente sulle opportunità più o meno lecite di verificare il mio concetto di fondoschiena, e ad un amico del soggetto di scambiare il mio anello verde per un romantico anello di fidanzamento.


Per la categoria "La locomotiva"

Pausa che mi segue per tutta la palestra, e la Petra che segue Pausa che mi segue per tutta la palestra. E' finita con una specie di pic nic nella zona addominali.


Per la categoria "Strangers in the Night"
La palma d'oro e cioè Marm che decide di farmi una sorpresa un martedì mentre mi asciugo i capelli e litigo con la sensibilità da ippopotamo del Tomtom, e senza che io sappia nulla (in effetti, trattandosi di una sorpresa..) si presenta sotto casa mia alle 11 di sera.

Non riuscendo a contattarmi (per aver egli ucciso il mio telefono) mi fa cercare da una terza persona con cui io chiacchiero al pc per circa tre quarti d'ora assolutamente convinta che sia lui e ritenendolo perciò al sicuro nella sua stanza, nonchè chiedendomi per tutto il tempo:

a) da dove esca quel nuovo spiritoso vezzo di parlare di se stesso in terza persona
b) come mai continui a scherzare sul fatto che ci sia qualcosa sotto casa mia.

Quando, dopo un ragionevole tempo che può averlo fisicamente portato all'assideramento, capisco che il motivo per cui parlava in terza persona è che si trattava effettivamente di una terza persona, inizio a vagare per tutte le finestre di casa senza però trovarlo e scoprendo così che non era affatto sotto casa mia.
Così, dopo una quantità imprecisata di tempo durante il quale lui distribuisce il mio indirizzo di posta a chiunque lo voglia ed io non riesco ad uscire di casa per motivi nobilmente tecnici (cose semplici e un po' banali come: una cucina smontata davanti alla porta di casa, un genitore che non posso svegliare per rimontarla in quanto è a letto con la febbre; ma cosa vuoi che sia;), giunge il momento della resa.
Senza, purtroppo, che io abbia potuto capire a quale abitazione abbia regalato queste 2 ore di stalking credendo che si trattasse della mia.
The end.

(a parte per il fatto che il mattino dopo, priva della mia consueta sveglia al cellulare, mi sono gioiosamente presa in ritardo)

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mercoledì 18 novembre 2009
Paradossi

Alcune persone sono molto gentili con me in questi giorni e in effetti la cosa mi rende triste.


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lunedì 16 novembre 2009
Lost cause

There's too many people you used to know
they see you coming they see you go
baby you're lost
baby you're a lost cause
i'm tired of fighting
fighting for a lost cause


House: Hai fatto il medico oltreoceano?
Grumpy:
Sono stato con Medici Senza Frontiere per otto anni.

House:
Ta daaa!
Grumpy: E' nel mio curriculum
House:
David Copperfield nasconde il 6 di cuori in una bottiglia di birra, fa colpo lo stesso. Se ti piacciono i posti esotici, che ci fai qui?
Grumpy:
Voglio questo lavoro.
House:
Genitori malati?
Grumpy:
No, io.. è solo che...
House:
Non è il lavoro che vuoi. E' il codice postale in cui si svolge questo lavoro che vuoi. Fidanzato?
Grumpy:

House:
Ta daaa!
Grumpy:
Non mi è permesso crescere e cambiare le mie priorità?
House:
Ti è consentito. La gente di solito non lo fa.


And we drive, now that i have found someone
i'm feeling more alone, than i ever have before.




(grazie a: Beck, 5 serie di House, Ben Folds Five)

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Il senso di vergogna
Ci sono persone che dell'onestà intellettuale, del buon senso nonchè del senso di vergogna hanno fatto una missione.
Per esempio Cesare Battisti.
Succede che Jacques Diouf alla vigilia del vertice mondiale sulla sicurezza alimentare decida di fare lo sciopero della fame (con una serie di illustri imitatori tra cui, mah, Alemanno??) per solidarietà verso quel miliardo di persone che, con la fame, ha a che fare ogni giorno (per esempio quel bambino che muore ogni sei secondi).
Succede anche che un giornalista africano gli domandi se sia stato ispirato da Marco Pannella (??? il DIRETTORE GENERALE della FAO?!?), ma gustosi siparietti a parte succede che negli stessi giorni in cui Diouf si inoltra nella giungla dello sciopero della fame per tali nobili (e vani) motivi, Cesare Battisti decida di fare altrettanto perchè, avendo gestito un gruppo terroristico eversivo nonché ucciso un numero imprecisato di persone (pare quattro, ma le versioni di CGIL e questura contrastano), non trova giusto andare in carcere.

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mercoledì 11 novembre 2009
Secondo giorno

…ed è andata così che ieri mi sono sentita uno schifo, mi sono sentita una piccola egocentrica per tutta la notte
perché quando l’ho saputo stavo parlando con una persona che mi fa sentire calda, sai nel senso di warm, di virtuale abbraccio anche se non abbraccia per niente, ed andava bene perchè ultimamente ho sempre freddo; ultimamente la persona che dovrebbe riscaldarmi non fa altro che chiudermi fuori al gelo e questa volta volevo rimanere dentro a quello spazio caldo, volevo fermarmi lì e fare finta di niente, di non aver saputo, solo per continuare il discorso
- un discorso come un altro ma avrei voluto continuare a sentirmi così, come qualcuno che si siede sulle scale non accettando il trasloco, e bloccare i grovigli che montavano, fermare il ricordo di cosa stavo facendo “l’altra” volta, di quella fetta di prosciutto che conosco a memoria, e il telefono che squillava mentre l’avvolgevo al grissino, quante volte l’avrò rivista quella scena con Francesco che diceva “Novi”, poi mi chiedeva scusa e a me i muscoli iniziavano a tremare, non dicevo più niente e continuavo a tremare -
non lo volevo di nuovo addosso questo pensiero disossato da far tremare i muscoli, tanto che - me lo ricordo - il giorno dopo mi faceva male tutto il corpo.

Una piccola egocentrica che voleva solo continuare a stare in quello spazietto sicuro in cui non ricordare quello che mi tormenta in questi giorni, quanto mi manca il Tomtom e quanto lo sento lontano per quello che ci siamo detti l’ultima volta; e soprattutto non dover più ricordare quel minuto in cui è capitato a me.
È come tornare a qualcosa quando credevi fosse finita, e io volevo solo, egoisticamente, non tornarci.

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Primo giorno
Strana, inconcepibile esistenza in cui un ragazzo di 17 anni sopravvive per due giorni alla deriva su un lastrone di ghiaccio con tre orsi polari, e un ragazzo di 16 anni guarda il treno arrivare e decide che, semplicemente, ne ha avuto abbastanza.
C'è una luna fredda come una lama stasera, ti ferma il respiro. Ti fa contare i giorni in quel modo senza senso, e parlargli piano.
Vita imprevedibile e saccente, con un colpo ti si aggrappa come un granchio ed è un pensiero minimo e banale:
Come farai a tornare in stazione?
Come si fa, V, a non avere più un fratello?
A distanza di anni talvolta mi disturba ancora prendere il treno, solo perchè mi ricorda il terzo giorno. Il terzo giorno con il giornale in mano e le persone che mi guardavano adagio per paura di rompermi, e quelle facce che ormai non erano più facce, erano pagine di giornale.

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martedì 10 novembre 2009
Amenità di ritorno
Trovo sia incantevole incontrare le persone a distanza di tempo e ricevere tanti saluti squisiti in cui le simpatiche amenità ti conquistano a profusione, e.g. "ciao, ti vedo ingrassata"(1) o "ciao, meno male che non ci devo provare con te"(2) e soprattutto "ciao, mi sono appena reso conto che tu sei la causa di tutti i mali della mia esistenza nell'ultimo anno"(3).
Particolarmente gustosa (e meno deprimente) la prima scenetta, con Pausa che torna in palestra dopo 2 mesi di assenza pressochè totale causa infortunio. Si parte da un momento di entusiasmo.

P: Ma ciao!!!
N: Ehi ciao, sei tornato!
P: Sì finalmente, come stai?
N: Bene dai, ti trovo bene.
P: Sì. Tu sei ingrassata.
N: Co... Ma nuo!!!
P: Be' ma Novi io son contento.
N: ...
P: Sul serio, stai bene così! Che problemi ti fai? Sei una di quelle col fisico migliore fra le ragazze qui dentro.
N: [si guarda intorno]
P: [guarda lei che si guarda intorno]
N: Enrico, te possin... sono l'unica ragazza qui dentro!!!



(1) Pausa
(2) Top Secret (causa piani confidenziali)
(3) Marm

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lunedì 9 novembre 2009
C'è tempo

Dicono che c'è un tempo per seminare

e uno che hai voglia ad aspettare
un tempo sognato che viene di notte
e un altro di giorno teso
come un lino a sventolare.

C'è un tempo negato e uno segreto
un tempo distante che è roba degli altri

un momento che era meglio partire

e quella volta che noi due era meglio parlarci.


C'è un tempo perfetto per fare silenzio

guardare il passaggio del sole d'estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando
è l'ora muta delle fate.

C'è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c'era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato.

È tempo che sfugge, niente paura
che prima o poi ci riprende
perché c'è tempo, c'è tempo c'è tempo,
c'è tempo
per questo mare infinito di gente.

Dio, è proprio tanto che piove
e da un anno non torno
da mezz'ora sono qui arruffato
dentro una sala d'aspetto
di un tram che non viene
non essere gelosa di me
della mia vita
non essere gelosa di me
non essere mai gelosa di me.

C'è un tempo d'aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto, segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
la sua fotografia.

C'è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca l'unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
è un giorno che tutta la gente
si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo
da molto lontano
è il tempo che è finalmente
o quando ci si capisce
un tempo in cui mi vedrai accanto a te
nuovamente
mano alla mano che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno avvisato.

Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c'era un tempo sognato
che bisognava sognare.

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domenica 8 novembre 2009
THE CHEAP PARADE

...and the winner is:

per la categoria "Il cielo in una stanza"
La sauna in 4 che, nonostante gli altri 3 siano dei baldi giovini (per lo più sconosciuti, a parte il sosia di dadù che da quel momento inizia a considerarmi causa dei mali sulla terra), diventa una specie di salone da parrucchiera a proposito di Vaniglia.


per la categoria "We are the champions"

La sottoscritta che, perdendo le staffe dopo un anno che tenta di venire a capo di un esame con un prof, contatta 3/4 della facoltà con il tono raggelante di Leroy Jethro Gibbs quando gli manca il caffè, tanto che il giorno dopo è il prof stesso a chiamarla a casa per risolvere la situazione.

per la categoria "Serenata rap"

L'influsso di una settimana a 3 ore di sonno per notte che mi ha portata a invitare dislessicamente Raven alla fiera del Cremone a Torrona........

per la categoria "La macchina del capo"

McSc che, irritatissimo per tutti quei ritardi dei partecipanti al corso, prendendo il foglio che gli porgo con tono sinistro mi domanda: "Ma Novella, se io evito di firmare questa carta loro restano tutti senza pranzo?", mentre un inquietante lampo soddisfatto gli illumina gli occhi.

per la categoria "Il battito animale"
Liquirizia e Sugar che finiscono su Due cuori e una gatta; Nonna Bruschetta che diventa la star incontrastata della nostra pet therapy; Ombretta che ricomincia a scambiare ogni partita di calcetto per scene di violenza familiare, accorrendo con aria preoccupata e miagolante.


per la categoria "Non ho l'età"

Dopo una serata passata a ripetere endemicamente a turno "Ora vado che è tardi e domani mi alzo alle 5" ricominciando subito dopo a chiacchierare fino alle 2.00, braghy che il giorno dopo in palestra viene a domandarmi se ho altri 15 minuti di autonomia o mi deve portare un tramezzino.

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sabato 7 novembre 2009
Il tavolo degli incontri

Sono passata di fronte al bar in una domenica mattina inaspettatamente calda; il bar era un po' squallido e svagato, forse anche sporco, con due o tre vecchi al tavolo di fuori che discutevano, imprecavano, giocavano a carte.
Una volta i bar erano punti d'incontro, mica di passaggio. Ci andavi anche da solo perchè sapevi chi avresti trovato: ogni bar aveva le sue abitudini, le sue persone, le sue sigarette. Per ogni persona c'erano i bar e c'era "il" bar. Avevi "il" bar. Avevi "la" compagnia. Avevi punti di riferimento, un'identità e invece adesso gli incontri sono frettolosi oppure telematici, non conosci gli altri nemmeno dopo dieci anni che li incroci sul portone di casa e ti sbrighi a trovare le chiavi.

Così, succede che sia il caso ad avvicinarti alle persone. Ad uno sconosciuto.

Ad un ragazzino che sti sta discretamente sulle scatole perchè ti infastidisce ogni giorno in stazione, e invece quel giorno, proprio quel giorno siete seduti vicini in silenzio e ognuno dei due guarda verso una direzione diversa, tu fissi i tacchi della signora che scivola sul marciapiede bagnato e poi quell'annuncio, quell'annuncio stranissimo vi fa sobbalzare allo stesso modo e scambiare uno sguardo che, per un secondo, vi scava dentro e lascia esposti i pensieri.

Ad una ragazza che non avevi nemmeno notato entrando nello spogliatoio, che all'improvviso lascia andare un gemito e ti confida d'impulso che le hanno rubato una sciarpa, quella sciarpa che le era tanto cara, che non costava molto ma le era cara nei ricordi, nelle giornate fredde, nelle chiacchiere e ti racconta tutte queste cose con una inspiegabile fiducia negli occhi sgranati e tu la vedi, la vedi mentre la compra, mentre sorride al pittore giovane di strada, mentre corre sotto la pioggia o conosce il ragazzo dell'aula accanto con quella sciarpa addosso.
A qualcuno con cui chiacchieri ogni giorno ma parli molto meno, qualcuno che ti piace ma che hai sempre lasciato nel suo mondo così come lui ti ha lasciata nel tuo, qualcuno di estremamente forte nel modo di porsi che chissà perchè, per cosa, un giorno tra una parola e l'altra senza guardarti ti confida quella sua inattesa debolezza, mentre ti sentivi al sicuro ti afferra e ti trascina al centro della sua intimità lasciandoti spiazzata, felice, confusa.

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Incespicanze (4/4)
Montaigne diceva, con sapienza e bellezza che fanno mangiare la polvere al piccolo principe, che bisogna portare il pensiero della morte come i signori della sua epoca portavano il falcone sulla spalla per abituare se stessi e l'uccello cacciatore a vivere insieme e prendere dimestichezza l'uno dell'altro.
Credo che in questi anni tu sia stata il mio falcone.
Ti ho portata sulla spalla, ho portato con me ogni giorno ciò che ti era successo, che ci era successo (ché gli incidenti non lasciano mai una vittima sola, non strappano mai una sola vita alla volta).
Mi dispiace se non ti sono più venuta a trovare; per 4 anni ho congelato quella nostra vita per tenerla ancora con me. Le amicizie, gli impegni, i luoghi: qualcosa si è frapposto tra me e loro, tra me e le persone da vedere, tra me e l'università da finire, qualcosa che non ho mai voluto combattere perchè avrebbe significato combattere te.
E poi un giorno, senza pensarci, era un giorno di colore blu ed io ho preso la macchina per venire a trovarti.
Ti ricordi come la pensavamo, "è stato meglio perderci che non esserci mai incontrati".

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Incespicanze (3/4)

La bambina ha gli occhi neri di fuliggine, l’aria quieta e impolverata di chi non è curata abbastanza: non è l’aspetto, è il modo di muoversi, di guardarti in tralice e percepire subito le cose.
Non posso seguirla tutto il tempo ma lei non me lo chiede, non se lo aspetta. Mi chiede soltanto, mentre ci sono, di prenderla: prendere quello che mi dà, i suoi racconti, il suo tempo, le sue confidenze. Di prendere i suoi pastelli per disegnare con lei, sperando che io faccia un disegno migliore del suo perché, fosse solo per un’ora, ha bisogno di qualcuno di migliore.
Non è facile dare, lasciare che qualcuno si appoggi, perché prima devi essere e se il tuo essere in quel momento è un'incespicanza... be', devi ritrovare il passo.
Ho conosciuto persone che usavano sempre troppi paroloni, e poi? Vedi delle foto di una persona a distanza di tempo e la ritrovi uguale a prima: le stesse righe nei maglioni, le stesse espressioni, gli stessi capelli. Le stesse pose nelle foto con la nuova ragazza di quelle che aveva con la precedente. Com’è possibile restare uguali, restare immobili? Tanta misera linearità, com'è possibile che si convinca di avere qualcosa da dare, di poter amare? Come puoi passare attraverso le cose che ti succedono così indenne?
Anche il ragazzo due giorni fa in palestra aveva paura di qualcosa. Quello che correva più veloce di me, nella stanza rossa piena di specchi e riusciva ad essere bello anche sotto la luce impietosamente artificiale. Correva come se scappasse da qualcosa, senza il tempo di fermarsi a ciarlare, sbuffando per immagazzinare aria.
Ma va bene la paura. Significa che ti accorgi.
Allora mi sono fermata, ho respirato.
Ho iniziato a scegliere ogni giorno un colore diverso per la mia giornata: i vestiti, il trucco, l’umore sono diventati viola, verdi, blu.
Ho comprato una sciarpa che fa quasi da maglione, perché se una cosa che il Tomtom aspetta sono quei brulè con cui scaldarsi nel freddo pungente dell’inverno che troverà al suo ritorno, posso dargliela. Anche se è una cosa piccola. Anche se il gelo mi terrorizza. Perché se lui non fa parte della mia quotidianità, allora comprerò una sciarpa e farò parte della sua.
E poi, poi ho pensato che erano passati 4 anni.

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Incespicanze (2/4)

Sono passati quasi 4 anni dal 17 maggio, ma il 17 maggio è una di quelle date che raccolgono metodicamente nel loro paniere tutti gli sbagli di una vita: puoi biasimarmi se non ti vengo a trovare?
Da quando ti hanno sistemata speculare a Giulia, con la croce attorcigliata in ferro battuto e il libro e l’erbetta, non sono venuta nemmeno una volta.
Poi sono arrivati i sogni.
Quegli 8 kg di cui mi accorgevo all'improvviso, e l’aspetto sconcertante che non erano i kg ma l’essere stata colta così strabiliantemente alle spalle.
Nel secondo sogno c’era il Tomtom ed era un sogno molto bello, ma quando mi sono svegliata ho notato qualcosa di strano.
Mia zia, quella che mi irrita spesso dando consigli non richiesti e opinioni sulle mie scelte personali, tra un sogno e l'altro si è impicciata ancora, ma con un’aria nuova, molto triste; pensava ai viaggi del Tomtom e rifletteva sul fatto che sembravo aver perso il mio entusiasmo, ma che una novella senza entusiasmo non è più una novella, e così ero sicura di voler perdere i momenti che avrebbero dovuto essere i più belli? perché non era giusto, non avrei riavuto indietro quella gioia di provare e stare insieme e fare progetti.
Allora mi sono ricordata. Come capita nei sogni, la stonatura che avevo percepito al risveglio stava nel fatto che il Tomtotm non era “proprio” il Tomtotm, era lui ma era anche qualcun altro… qualcuno di più familiare.
Più familiare.
L'ho pensato e mi sono venuti i brividi, perché per quanto sia importante per me, lui ogni volta esce dalla mia vita e succede che nei sogni si confonda con un qualunque palestrante che vedo spesso e che per questo motivo fa parte della mia quotidianità più della persona con cui sto, con cui dovrei stare: perché fa parte delle mie giornate.
Ogni volta che raggiungi l’aeroporto, dopo il check-in, dopo esserti liberato di tutti i bagagli, per un secondo, per un unico, debole secondo, ti volti mai indietro prima di salire?

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Incespicanze (1/4)
Il mio gatto ha gli occhi d’oro e mi fissa. Ha gli occhi grandi, bistrati di un kajal indelebile e felino, e quando mi fissa così a lungo ha delle rivelazioni da farmi su me stessa con la sua consapevolezza di meticcio.
Ci sono cose che non esistono più, le lucciole d’estate e le acacie del giardino di Matteo. E poi le cabilne telefoniche: le vedi smagrite in mezzo alla nebbia autunnale e pensi, dove vanno le cabine telefoniche quando non servono? Che fine hanno fatto i gettoni?
Ci sono cose che si perdono e, forse, non puoi più recuperare.
Mi piace quando è estate e la sera saliamo a cenare in qualche posticino scovato in collina, così poi nessuno dei due ha più voglia di scendere. Ma ogni volta che vai via perdo la capacità di guardarti, e dormire insieme a te: quanto mi ci vorrà per riconquistarla?
Fa troppo freddo; il mare è lontano e le rondini troppo poche. Le gocce di pioggia si ingrossano: sotto la pioggia mi manchi molto.

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Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare, quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa, l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane, albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero, i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole, leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme, perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti, mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica, la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche, le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre una ragione per ciò che fanno.


Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.


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Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1, la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz, la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza, l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia, le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino, il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile. Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.


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