Quanto contano 5 anni? Voglio dire, quanto conta aver trascorso 5 anni della tua vita con delle persone, ogni giorno, fianco a fianco? Tutta quella vicinanza significa per forza più di un incontro? Cinque anni significano per forza più di cinque minuti? Mi piacciono i cinque anni. Mi piacciono quelle persone che diventano una specie di cantuccioin cui tornare, per gran parte della mia vita ne ho avuta una. Però ieri ho reincontrato questa ragazza, 5 anni nella stessa classe e non m'importa dei suoi sorrisi, non m'importa dei suoi polverosi tentativi d'intrufolarsi, di far parte di qualcosa di cui non fa parte solo perché suona bene esserci. Non era il suo cantuccio: era il mio. Non la conosceva, non ci ha mai dormito assieme, riso assieme, non le ha mai voluto davvero bene. Non conosce quel modo che aveva di stringerti il braccio. E allora 5 anni non significano per forza qualcosa. Non se c'è una persona che non hai mai visto ma nella cui casa sei stata chissà quante volte, e sei stata bene, ci hai mangiato, ci hai riso, ci hai acceso candele e fatto l'amore e preparato la tavola, e ti ci sei addormentata e ci hai trascorso momenti che semplicemente ami. Questo non significa qualcosa? Anche lui ha vissuto lì; anche lui ha riso e combinato guai lì dentro. Anche senza incontrarsi mai, anche se non vi sentirete mai due vecchi amici, non è un legame? E c'è un'altra persona che non conosci ma che ti ha trovata, volevate bene a una stessa persona e ti ha scritto per chiederti qualcosa e tu non sapevi esistesse ma l'avevi sognato; avevi sognato che ti avrebbe trovata e ti avrebbe chiesto una cosa... e lui ti ha trovata. Questo è pelle, è importante. Non sono 5 anni. Ma è importante. E poi c'è lui, che porta una cuffia in più quando andate in piscina perché sa che dimenticherai la tua; che ti regala le luci e ti chiama quando è stanco, e ti spettina i capelli. C'è lui che ti fa stare bene tanto che una sera finisci per addormentarti in braccio a lui, e non hai freddo, e anche se parla nel sonno fingi di non accorgertene. Non sono 5 anni, non sono proprio 5 anni. E' solo importante.
E' uscito il nuovo album di Jakob Dylan, che stavolta balla da solo. Ho pensato spesso a lui come ad una delle voci che preferisco. Non è solo per la voce in sé, è per l'atmosfera che mi crea; mi ricorda delle cose, delle situazioni, un certo periodo della mia vita che lo rendono una specie di cantuccio morbido.
C'era una persona che mi faceva sentire così. Era quel tipo di persona che se compravamo lo zucchero filato per mangiarcelo insieme il primo dell'anno, poi quando incontravamo un amico a cui fare gli auguri io cercavo di pulirmi la mano inzuccherata e mi scusavo ridendo per i baci appiccicosi, lei invece la nascondeva dietro la schiena e faceva quel sorriso e basta.
Era lei il mio cantuccio; ed è lei che mi ha fatto conoscere, tanti anni fa, i Wallflowers. Per questo ascoltarlo mi farà sempre, invariabilmente, pensare a lei. L'altra sera ero con il Babu e gli ho detto che "ci sono due cose molto difficili per me: dire a qualcuno che gli voglio bene, e non dirglielo". Sono orgogliosa come una spina, e allo stesso tempo mi affeziono spontaneamente e incoscientemente. Lui ha annuito con la gravità di chi ha a che fare con la mia allegra schizofrenia ormai da un po'... Però è uscito il nuovo album di Jakob Dylan. E se penso al mio cantuccio mi viene voglia di riuscirci, a dire quella maledetta frase ogni volta che la sento.
Canzone del giorno: Valley of the low sun - Jakob Dylan
Oggi sono andata in stazione in bici.. è stato bello sentirmi addosso l'aria, la gente che passava, le luci diverse in una strada vista non attraverso i vetri della macchina. E' un modo differente di cominciare la giornata. Poi c'è questo fatto che un giorno lo passi con una persona e il giorno dopo è dall'altra parte del mondo. E' sempre la stessa storia, no? Dopo un po' uno dovrebbe fare l'abitudine a questo tipo di cose, abbiamo la velocità e abbiamo i treni e gli aerei ma io ancora mi stranizzo. In un romanzo di Dickens sarei un disadattato. Io sono quella che se in treno una ragazza estrae dalla borsa "Anatomy of a Rose" pensa che si tratti di un poema inglese anziché di un trattato di biologia. Sono anche quella che pensa che a volte, certe cose che cerchi, beh... sia meglio non trovarle. Perché in alcuni casi il bello sta nel doverle cercare: "Itaca ti ha dato il bel viaggio,/ senza di lei mai ti saresti messo/ in viaggio: che cos'altro ti aspetti?", diceva quel saggio uomo che era Kavafis. E io ieri stavo passando per la Valsugana ed ho pensato che c'era questo posto, andando verso Trento, di cui da piccola avevo sentito parlare così tanto che aveva assunto ormai le dimensioni di paese delle meraviglie. Non che fosse chissà che, solo un brutto bar, uno di quelli vecchi, in cui si facevano dei toast; ma i più buoni che i miei genitori avessero mai assaggiato. Ci passavano spesso, quando erano giovani e si fermavano per uno spuntino andando dai parenti. Ed io ho sentito talmente tante volte nominare questo posto che era ormai un posto dell'anima, un cantuccio come lo diventano le persone o i posti che proprio sono tuoi per qualche motivo che vivi, e così quando un paio d'anni fa siamo andati a cercarlo ed abbiamo trovato una moderna bruschetteria, beh... è questo il punto. Perché di cose ne perdi tante e fai l'abitudine anche a questo, però alcune non sono come le altre. E io quando rompo un bicchiere vorrei tenere anche i cocci per ricordare sia quando l'avevo che il momento in cui l'ho rotto. Non qualsiasi bicchiere, chiaro. Quello con le fragoline che hai comprato con un'amica, o quello con i Looney Tunes che usavi da piccola, e volevi solo quello perché era il tuo. Post nostalgico. Immagino ci stesse, oggi è un altro Venticinque, in fondo. Domani andrà meglio.
Canzone del giorno: Fortunate son - Creedence Clearwater Revival
Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per
piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle
pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare,
quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa,
l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane,
albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero,
i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole,
leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle
persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme,
perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui
il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti,
mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica,
la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche,
le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre
una ragione per ciò che fanno.
Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.
Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1,
la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz,
la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza,
l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia,
le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino,
il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino
è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone
che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei
meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono
ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile.
Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi
non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.