Oceans...
my glass mask   
lunedì 24 agosto 2009
Fraises et chocolat

C'era uno scoiattolo che veniva a trovarci, non si lasciava avvicinare ma restava nei dintorni. Tu mi guardavi ridendo perché mangiavo come lui, e quando fingevo di mettere il broncio mi raggiungevi sotto la tenda per sfilarmi il libro di mano.
Cinque giorni solo nostri: mi piaceva vederti guidare per cercare una città, cenare con te di fronte al mare, svegliarmi per guardarti al mattino. Un giorno sono andata a comprare la frutta, e tornando ti ho trovato a lanciare acini d'uva per addomesticare un gabbiano.
Sono cose che tengo con me quando parti.

La prima volta, la prima volta ne avevo meno. Sapevo da tempo che saresti partito ma non ero preparata lo stesso: mi avevi scompigliata, confusa, stordita, mi avevi ingarbugliata come il gomitolo di un gatto pestifero e non c'era stato abbastanza spazio per capirmi, o per capire te.
La terza volta mi hai regalato il Natale. Era novembre e mi hai portato luci ed alberi e neve, e pacchetti da scartare.
A volte va abbastanza bene. Venerdì sono uscita con Raven, è stato divertente. Sabato ho fatto un bel sogno.
Altre volte il respiro rallenta e la testa finisce in un pozzo, e non c'è nascondiglio che tenga; allora penso che l'ultimo giorno ho lasciato una moneta sul fondo della tua piscina: era la quarta volta, fraises et chocolat.

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martedì 18 agosto 2009
Chi va con lo zoppo arriva in ritardo

Ebbene sì, sto apertamente evitando i post seri e rivelatori. Metto i bastoni fra i miei neuroni per ritardare l'appuntamento con la presa di coscienza.
(Dovrei studiarmi i passaggi del lutto, perché mi sa che li faccio tutti ogni volta)

Già 6 giorni non sono male come risultato, il fatto è che la prestazione era falsata dal doping.

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Sogliola di tolleranza

Dopo 2 settimane rannicchiate nel caldo abbraccio del Tomtom e altri 4 o 5 giorni di casa vuota, tornare avivere (e lavorare) con dei casinisti è un delirio.
Fanno cadere ogni cosa che si avvicini troppo al loro raggio d'azione, hanno sempre una domanda, un'opinione, una proposta (solitamente tutte e 3 insieme, in contemporanea e senza bisogno di prendere fiato tra una parola e l'altra), sbattono le porte, si parlano da piani diversi con la gatta in mezzo alle scale che interloquisce miagolando.

Io li mando nel deserto dei Tartari.

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domenica 16 agosto 2009
Crescere
La prima volta che è partito, a volte non me la sentivo di rispondergli al telefono anche se sapevo che faceva fatica a chiamarmi.

La seconda rispondevo sempre, in più lo chiamavo io e usavamo internet.

La terza, oltre a internet, ci sentivamo regolarmente una settimana sì e una no.

Questa è la quarta e ci sono alcune difficoltà, eppure mi ha detto "dai che puoi scrivermi quanto vuoi, e poi una volta a settimana riusciamo a sentirci al telefono!"

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177
Day one, day one
start over again

Step one, step one
I’m barely making sense for now
I’m faking it, I’m pseudo making it
From scratch begin again, but this time I as I
And not as we

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venerdì 14 agosto 2009
Ieri
Ho cominciato a contare da meno 180. Ho visto, in qualunque punto mi sia girata, cose che mi facevano pensare a lui, foto, ricordi, cruciverba con definizioni su cose che avevamo fatto. Ho parlato con un orso di pelouche. Ho mangiato chili di nutella. Mi sono sparata tre puntate di House per distrarmi, scoprendo invece che erano tristi e disperate. Ho provato a leggere per distrarmi, per poi accorgermi di fissare la pagina. Ho litigato con la mater. Ho organizzato le mie serate e i miei momenti liberi perché non fossero più liberi. Ho fatto acquisti compulsivi. Ho dormito poco. Ho fissato il telefono. Ho perfino ceduto a creare una seconda fila in una delle mie librerie. Sono rimasta sveglia anche se crollavo, per poterlo salutare. Mi sono sentita triste. Mi sono sentita incredibilmente fortunata. Mi sono svegliata ascoltando il temporale e l'ho registrato per mandargli un po' di pioggia.
E ho già tutta questa insuperabile, miserabile nostalgia.

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giovedì 13 agosto 2009
Relatività

Ma 180 sono sempre 180?
Perché secondo me sono come i maiali di Orwell: alcuni sono molto più 180 di altri...


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martedì 11 agosto 2009
Due giorni
Altri due giorni di felicità.
Quando capisci cosa significhino, smetti di considerarli pochi.

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martedì 4 agosto 2009
Arrivi e Partenze
Non è che non voglia scrivere di questi cinque giorni.
E' che non trovo le parole, e non è mica facile farmi rimanere senza. Trovo profumi, sensazioni, immagini, trovo risvegli in due e pelle e vento e risate. Trovo acqua fredda e rocce bianche e porticcioli e cuscini e sussurri e l'amaca tra gli alberi. Trovo il sole caldo e i morsi salati e la ricerca di un posticino dove cenare.
E' che è la mia persona (direbbe Meredith).
Uomo cancro fino al centro del midollo, ma è la mia persona e sarà dura doverlo salutare per 6 mesi dopo questi cinque giorni. Ma sarà bello aver avuto questi cinque giorni prima di doverlo salutare per 6 mesi.

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lunedì 13 luglio 2009
Tutto quello che mi costa
Incontro sempre più persone che non ricordano i loro sogni, e forse è una specie di fortuna perché per loro rimangono quell'atto di pulizia efficace che però non va ad infestare la loro vita reale come succede a me, che ricordo molti dei miei sogni e spesso mi lasciano anche sensazioni particolari di cui fatico a liberarmi durante il giorno. E tuttavia, dal mio cervello colorato e confusionario, continuo a considerarli una ricchezza, come se ogni volta si premurassero di rivelarmi un segreto.
Ho passato un bel week-end, all'interno di questo periodo di alti e bassi dati non tanto dai fatti in sé, ma dal mio modo di interpretarli in base ad un'impressione che mi accompagna incerta e testarda.
Buona musica per esempio, una serata (più rilassata, meno agitata) simile a quelle che vivevo anni fa, sempre alla ricerca di note che facessero da sfondo ai miei pensieri, di suoni che accontentassero la mia ricerca dell'assoluto.
O per contrasto, quei momenti molto assoluti arrivati da soli col Tomtom su al Castello.
Così questa notte ho sognato di nuovo di essere incinta: da anni il mio sogno ricorrente non tornava a trovarmi, a segnalarmi la fecondità, la gioia, la purezza dei miei giorni. E ho capito che la fatica non importa, che gli alti e bassi lasciano segni e fanno male ma non importano. E' la strada che voglio, e posso farla funzionare.

Tu sai che io sono fondamentalmente rispettosa delle idee degli altri, e delle tue più che mai, perciò come ti ho detto ieri, con il cuore in gola quando mi hai fatto sapere cosa ti passava per la mente, di fronte a una tua decisione non risponderei mai con un "Non farlo". Con tutto quello che mi costa, che è tanto, che a volte mi sembra troppo, che anziché diventare abitudine col tempo diventa uno strapparsi via pezzi di pelle e di lacrime e di carne, ogni volta che te ne vai dopo essermi penetrato più a fondo.
Perciò, per oggi, in questo mio angolino senza realtà, lasciami questo ritornello senza importanza. Solo per oggi lasciami il mio capriccio di bambina a consolarmi e farmi accettare anche la lacrime, che non venivano le altre volte ma adesso arrivano, anche loro rovesce. Lasciami dire quanto voglio, senza che tu senta:
Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non 0partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire

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domenica 21 giugno 2009
Ritorno al futuro
Curiosa, curiosissima esistenza. Sembra che tu abbia una bizzarra macchina del tempo per farci andare avanti e indietro e disorientarci a tuo piacimento ogni volta che ci ancoriamo a una convinzione, per farci sbandare nel tuo furbo jet-lag, con risultati a volte disastrosi, a volte comici.
E' giovedì sera: il Tomtom ed io scoviamo posticini in giro per il mondo mentre, a Cittadella, nasce la piccola Giulia e porca miseria se mi sembrano due giorni fa che accompagnavo la Salvietta a cercare il vestito per il matrimonio!
E' venerdì sera: il Tomtom (ok, monotematici questi ultimi post) mi porta alla Vespaiolona di Breganze (dove fra l'altro siamo rimasti bloccati in collina causa infelice maltempo) e lì, di tutte le persone esistenti sulla faccia della terra, chi potevo trovare se non... Zeno?!?
Quanto, quanto avrei voluto scoppiare a ridere come una fessa: ero lì, col mio eroico e marinaresco amore presente a guardare la più grande e giocosa bolla di sapone passata, l'imperatore dei Mc, la musa delle epopee universitarie, la rockstar del salottino!!! Una scena da saloon che mi ha messa a confronto in un attimo con tutto quel passato, comico, spensierato, ingombrante - nel senso che caspita se è una buona fetta della mia esistenza! Qualcuno capisce quanto mi sono dovuta trattenere per non ridere, lì in mezzo fra il Tomtom e Zeno??
Infine, è sabato sera: il Tomtom arriva very british, con passo felpato e camicia elegante, ufficialmente così figo perché aveva ficcato tutte le magliette nella valigia per il giorno dopo. Tu sei tutta compresa nel fatto che non lo vedrai per altre 2 settimane, suo compleanno compreso ovviamente (mica si potrà interrompere senza un buon motivo la tradizione di schivare tutti i compleanni e tutti i natali, no?), perciò non è quasi per nulla traumatico passare da tali pensieri su partenze, su grovigli e insicurezze conseguenti, a un'improvvisa e inaspettatissima cena piena di Tomtom's padri madri zii zie cugini cani e cuginetti che non hai mai visto in vita tua, loro sorpresi dal tuo arrivo almeno quanto te!
Grazie a questo atto molto tomtomesco ho potuto anche espandere la mia collezione di imbarazzanti primi incontri con le madri nel momento in cui lei mi è venuta incontro ad occhi sgranati, lui ha fatto in tempo a dirle "mamma questa è Novella" prima di abbandonarci al nostro destino e lei ha boccheggiato due secondi, evidentemente impreparata, prima di esordire in un "Be'..... Che sorpresa!!!" a cui ho risposto con uno sghembo sorriso e un abbozzato "Guardi...... Siamo in due!!"
Ora, sono poche le persone che possono dire di avere un Tomtom, e queste poche conoscono pure il mio, perciò possono anche comprendere cosa significhi passare da un Tomtom in normale modalità-tomtom a un Tomtom che ritorna e fa tutte queste cose strabilianti, tipo essere estremamente carino e affettuoso anche in pubblico e mandarti sms del buongiorno e farsi fotografare e passare dall'innervosirsi se i fratelli accennano di te in famiglia al portarti a tradimento (puro tradimento!) a una cena che riunisce i tre quarti dei suoi parenti ancora in vita, che da quel momento iniziano a chiamarti, con tuo grande sgomento, "la fidanzata di Mirko".
Ecco, e adesso è domenica: qualcuno mi aiuta ad arginare lo shock?

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lunedì 15 giugno 2009
Velate minacce
Tomtom vs Novella in versione "innocenti e puri occhioni d'angelo"

N: Pensi che dopo le 2 settimane a Bruxelles ti proporranno una nuova missione?
M: Può darsi.
N: Non ti devo ricordare che alla fine del mese, con questo corso in realtà sarai rimasto qui solo 2 settimane, vero?
M: In che senso?
N: 6 mesi/2 settimane/6 mesi... devo cominciare adesso a mandare le lettere minatorie a msf o aspetto?
M: Ahah, addirittura! Guarda che ho chiesto che mi lascino riposare un paio di mesi prima di ripartire..
N: Anche perché diventa complesso prendere l'aereo con un coltello piantato nel fianco.

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Dialoghi peripatetici
Chiacchiericci tra le frasche col Tomtom

N: Se la prossima volta ti definisci un esploratore anziché nominare msf magari non ti chiedono più se sei un medico...

M: No, mi fanno l'altra domanda da 100 punti: "Quando parti?", come il mio amico.
N: Però lui non te l'ha chiesto.
M: Come no!
N: Lui ti ha chiesto se rimani.
M: Sei sicura?
N: Sì perché ha prima guardato me e poi te, e ti ha detto: "Allora non parti più?"
M: Uhm...
N: Che amici dall'animo nobile hai! <3
M: Scusa ma perché avrebbe dovuto dirlo guardando te?
N: Scusa ma perché certe ragazze evirano i loro fidanzati?

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giovedì 19 giugno 2008
Un mercoledì pomeriggio

M: Ah... a proposito. (smorfia 1)
N: Dimmi tutto.
M: Beh... (smorfia 2)
N: ?
M: Eh... (smorfia 3)
N: Ma che c'è?
M: Mi hanno chiamato quelli di Xxx. Parto per l'Etiopia lunedì.

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lunedì 26 novembre 2007
Ventisei






Puis-je attendre ici?






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Venticinque/3

Mezzanotte passata da un minuto.
Un minuto e il venticinque se n'è andato.

Rimangono cinquanta minuti registrati al telefono. Qualche modo strambo per dire ciao.
Circa..

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domenica 25 novembre 2007
Venticinque/2







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sabato 24 novembre 2007
Venticinque

Oggi è il 24, ventiquattro e non si può tornare indietro.


Perché se si potesse tornare abbastanza indietro da lasciarmi un po' di tempo, non tanto, solo un altro po', penso che avrei fatto la mia scelta.

Una che, fino a poco tempo fa, non mi sarei mai aspettata. E probabilmente sarebbe un errore. Probabilmente è questo misto di emozioni, con O che non va bene, che sento lontano, che non capisce... che è come se mi spingesse via, a pugni, a calci... e forse anche il fatto che quest'anno sia finito mi destabilizza, e cerco di aggrapparmici in qualche modo. Forse è solo che da un anno e mezzo fatico a reggere le partenze indubitabili. Ma non so se posso ricucire qualcosa... non so se voglio... Vorrei che tutto questo non fosse mai successo, vorrei stare bene con O come prima, perché ci credevo, voglio davvero che funzioni. Eppure adesso non riesco a pensare a questo, non ci riesco; non oggi, non domani... Adesso la mia testa è in un altro posto.
Domani è il 25, e niente potrà cambiare questo stato di cose. E niente potrà permettermi di capire cosa penso, adesso, se la persona che stava cercando di aiutarmi a farlo se ne va.


Vorrei solo disperatamente correre verso quell'aeroporto prima che l'aereo parta. E chiedergli, solo per un minuto, di non partire.

Fa molto film. Ma non è neanche lontanamente così affascinante, quando è vero.

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giovedì 15 novembre 2007
Due piroghe
Funzionava tutto.
Funzionava tutto e poi più niente, ho un po' di panico adesso, di quelli da buco nello stomaco - stupido post. Però sapevo quello che volevo fare e sapevo su chi contare.. lo sapevo come poche altre cose nella vita. E poi è cambiato tutto e ok nella vita cambia tutto, però certe volte semplicemente ti pesa troppo e finisci a guardare uno schermo vuoto per un po'.

Perché adesso che qualcosa sta per finire scopro che non vorrei che finisse. E' passato un anno e mezzo, per me è stato una partenza ma anche un rifugio, e penso di aver sfruttato la parte della partenza ma non mi sento ancora pronta per abbandonare il rifugio. Ed è anche perché (altre persone, altro discorso) quando ci troviamo tutti in gruppo sono amici e sono belle persone, però penso che neanche mettendole tutte insieme riavrei quello che avevo con Marta.

Ho parlato con M qualche giorno fa, lui mi chiedeva chi avrei contato come Amica... l'ho contata. Non è vero.
E' morta.
Sabato sarà un anno e mezzo. Quindici anni insieme e poi è morta. Io sono scappata, 575 giorni che corro e sono scappata così lontano che non ho più neanche questo, perché adesso che M parte devo chiedere a lui, lui che non l'ha mai vista in vita sua, di fotografare per me quelle piroghe. Di portarmi quelle piroghe. E lui lo fa, lo fa e non mi chiede nulla.. per fortuna, certo, per fortuna; però se ci penso significa che non immagina neanche lontanamente il perché, oppure lo sa ed evita educatamente di parlarne, e tra il non immaginarla e il tenersi educatamente a distanza che cos'è peggio?
Mi manca.

Con O non va bene. Non funziona. Non basta.
C'è qualcosa, questa fatica continua, ansimare e prendere a pugni e sbattere la testa e dibattersi e gridare, e aggrapparsi con le unghie che alla fine diventa solo un graffiare; e allora mi guardo intorno e guardo lui, guardo lo spazio che dopo meno di un anno inizia a formarsi tra di noi e mi chiedo se il bene basti.
Poi è arrivato. Nel momento di maggiore incertezza qualcosa è arrivato e ha detto che gli sarebbe piaciuto chiedermi di aspettare, e quando hai bisogno di qualcosa da stringere perché ti sembra che tutto scivoli via non puoi non aggrapparti a una frase così.
Solo che in realtà non c'è. Lo so, che non c'è. O forse è solo che non lo capisco. Lui, in effetti, fa di tutto per non farsi capire.

Non credevo che sarei andata in panico all'idea che quest'anno e mezzo finisse. All'idea di dover di nuovo guardare in faccia questa realtà di Marta. E' come se tutto, fini e partenze, ne facesse parte, e non so da che parte voltarmi perché tutto me lo ricorda. Forse per questo ci rimango così male. Forse per questo mi manda in crisi l'idea che M parta. Non ho un gran rapporto con gli abbandoni ormai.
Mi sembra di non avere nulla.


Non è vero che sono incostante. Quando qualcosa per me è importante, me ne prendo cura. Forse è solo che non sono abbastanza.

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About Me

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Discover U2!

Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare, quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa, l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane, albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero, i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole, leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme, perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti, mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica, la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche, le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre una ragione per ciò che fanno.


Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.


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Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1, la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz, la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza, l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia, le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino, il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile. Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.


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