Credo di stare parzialmente conquistando l'Iperuranio: oggi le mie capacità di multitasking hanno raggiunto livelli di eccellenza quali la triplice (in alcuni stadi quadrupla) ubiquità. E con forze scarseggianti pure, visto che ho dormito circa 6 ore in due giorni!Stanotte, per essere precisi e divertenti, alle 3.53 ho deciso di mettermi a dormire seduta non avendo trovato nessun'altra soluzione alla mia dolorosissima insonnia da dente del giudizio! (come dicevo a Raven, è dura diventare saggi...) Anche il week end è stato a suo modo impegnativo (almeno per il mio stomaco)... ma molto carino, a parte il Tomtom che di ritorno dalle Cinque Terre rompe la macchina tentando così di far saltare le nostre striminzite ferie di mercoledì. Sabato grigliata in notturna con la ciurma ifpiana quasi al completo: un bel posticino, bei lumini (cimiteriali ma belli), buona carne, buona torta e soprattutto buona compagnia! Sarebbe bastato che, essendo andata a letto alle 3.30, il mio puntualissimo orologio biologico non mi avesse allegramente svegliata alle 6! Sono riuscita a patteggiare fino alle 8, quando mi sono alzata sconfitta e ho poi raggiunto il Tomtom per andare ad Asiago... a un'altra grigliata! Buona carne, belle camminate, caldo relax al sole e soprattutto storici momenti panoramici!!! (chi ha orecchie per intendere... io intanto mi segno la data: 26.07.09) Al ritorno sono stata sequestrata per un paio d'ore da mamma e zia del Tomtom (che ovviamente mi ha abbandonata al mio destino nel giro di un attimo) le quali, mentre cercavo disperatamente di fingere di nulla all'allarme che ogni nove minuti mi ricordava suonando a più non posso "pillola! pillola! pillola!", mi hanno raccontato ogni tipo di aneddoti molto carini su padre, nonno, figli, nipoti e fratelli. Anche sul Tomtom da piccolo, ma poco e sottovoce, credo per non rischiare la vita.
N e uno sconosciuto palestroso che ultimamente si ferma a chiacchierare dopo aver una volta tentato vanamente di aiutarla mentre come al solito arrancava spostando panche col ginocchio.
S: Ciao, cosa leggi? N: [alza il libro] S: Maria Vergine!!
Questo mio angolo di mondo è una gabbia di matti. Ombretta che mi sveglia facendomi ripetuti e dolorosi agguati, perché mi salta addosso con slancio dall'alto della cyclette, poi mi assaggia e, avendomi evidentemente trovata di suo gusto, comincia a leccarsi i baffi mentre mi fissa con insistente appetito. Mia mamma che va a fare la spesa, le chiedo se mi prende un rasoio, una cosa usa e getta che tanto lo uso solo per le ascelle, e lei mi torna a casa con un'astronave azzurra e lilla con sapone incorporato, proteggi lama e ventosa per appenderlo in doccia: è così grande che sembra, non so, un epilatore, uno strumento di piacere, mi intimidisce, penso che lo userò come microfono. Il muratore della stazione che mi scrive il suo numero sul muro che sta restaurando. Il libro che in un quarto d'ora di cyclette mi cade quattro (quattro!) volte. E poi, beh, Vaniglia. Sono lì beatamente che corro fingendo di non averlo visto entrare, estremamente interessata alla spiegazione di braghy che corre con me su come malgioglio in realtà abbia scritto gelato al cioccolato di ritorno da un viaggio a cuba, e per questo quella canzone è una profusione di doppi sensi quindi a chi affidarla se non a quel zexy fusto di pupo??? E dopo aver canticchiato allegramente il ritornello in coro (possono essere fighi quanto vuoi ma quando giungono tra le mie grinfie li rovino tutti!), mentre ancora disquisiamo sulla semantica di cotanto testo, giunge alle nostre spalle il nostro eroe con un sornione sorriso d'intesa (con chi, poi, non si sa). Ridacchia. V: Posso sculacciarti? N: Solo se vuoi morire. V: Disturbo? Mi sembra di aver interrotto qualcosa di importante.. N: No, però mi stai parlando. V: Eh sì, lo so. B: No, no, parlavamo di sesso. V: Ah bene, cos'è il sesso? L'atto sessuale... B: Eh no! La definizione non può contenere la parola. V: Allora è un innesto. N: Sì vabbè, un innesto carnale.. B: Eh? Un innesto anale?? N: ... B: Ti giuro che avevo capito... V: Innesto carnale per la procreazione. N: Beh, anche no! B: Infatti no! V: Ma tu lo fai per quello perché sei un maiale, io lo faccio solo per la procreazione. Infatti sono ancora vergine. N: Salute! V: Ehi tu! N: Mi stai ancora parlando? V: Sì. Hai letto ieri che mi sto innamorando? N: No.
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V: Visto che belli i miei piedi? (l'uomo è in ciabatte e occhiali da sole...) N: Alti standard! V: Non è mica normale avere dei piedi così belli. Ma sono tutto così, eh! N: Sì, ogni tanto me lo ricordi. V: Anche Sergio mi diceva che non è giusto, è folle che io non facendo niente mi mantenga i muscoli così! N: Sarà perché sei alto. V: Ma cosa dici! Con tutto quello che bevo, sai che pancia hanno alcuni? (tutto serio, mi fa morire quando diventa improvvisamente serio e convinto, fa quasi tenerezza se dimentichi che è psicolabile) V: E poi ti dico, io sono fatto tutto bene. Anche lui. N: A-ha, mi fa piacere. V: E' proprio bello. N: Un bijoux, ma non lo guardo lo stesso. V: No ma senza malizia sai. E' fatto bene, tutto così e così, se lo vedi t'innamori. N: Ah ma dai, come la provincia di Treviso!
Sto sostituendo la segretaria... il che significa che: - lavoro di più, lavoro tanto, lavoro sempre - ho visto il boss schiantarsi a ralenty contro la mia porta, spargendo come coriandoli al vento tutti i foglietti che gli avevo appena dato - vado a prendere la posta e assisto alla seguente scena
Andata
Signora1: Area azzurra, area blu Signora2: Area rossa. S1: Già. S2: Andiamo di qua. S1: Ecco. Uscita Nord, uscita Sud... e adesso per dove? S2: ...Facciamone una, se è quella sbagliata ci gireremo intorno.
Ritorno
S1: Ma mi scusi, per l'uscita? N: Da che parte deve andare, signora? S1: Eh ma io mica mi ricordo per dove sono entrata! N: ...
Sono gli aneddoti per cui braghy mi guarda stranita.. ma rimane lo stesso il mio preferito, Vaniglia ha avuto questo sussulto impetuoso ieri ma non può competere, braghy è il mio preferito dal primo momento, da quando ho messo piede in quel posto infestato dai bicipiti, mi sono guardata intorno con aria smarrita pensando "Cavoli ma qui c'è qualcuno che nel cervello ha qualcosa che non siano muscoli?" ...e lui è arrivato. Lui che, thank God, fa conversazioni prive di doppi sensi, nel senso che le cose te le spiattella proprio chiaramente ma almeno così puoi rispondergli senza problemi. Lui che mi sta dietro nelle lunghe, scabrose, conversazioni notturne e anche in quelle diurne che invece vertono su importanti questioni sociali come il fare palestra con lo spritz. Lui che mi ha detto senza voler fare il lecchino che sono piccola e carina, e questo è molto gratificante se stai con un Tomtom che fa apparire certe frasi come un miraggio sulla 49a strada (ma devo dire che si sta impegnando!). E mi ha detto che sono "massa sveia", ma forse intendeva "per essere una bionda". Soprattutto, però, è il mio preferito perchè è cinico e bastardo e questo mi fa morì.
(accontentata la Salvietta che non sentiva più palestramenti)
Prendo spunto dal Silvio quotidiano (che a sua volta, superandosi, si era culturalmente ispirato a Rosanna Fratello) perché avevo anche pensato di intitolare questo post "La fine di un'amicizia" ma: 1) sto davvero sperimentando la cosa e non è poi così divertente 2) l'amicizia reale agonizza per mancata presenza, quella comica è un suicidio causa persecuzione, così poi sembra che io non sia mai contenta 3) i più recenti update infrangono dopo sole 4 ore l'applicazione del concetto di "fine" a questa storia
Ordunque il dramma. Vaniglia non mi vuole più bene. Anzi no, sono io che non gliene voglio abbastanza. Anzi no, non è colpa di nessuno il problema è il tempo. Eccetera, l'importante è avere le idee chiare e magari esprimerle in conversazioni strazianti. Seguono esempi di questo pomeriggio (il primo è anche l'inizio della conversazione):
V: Volevo dirti che non sei più mia amica. Se ci vediamo in palestra a settembre un ciao basterà. N: Non sei più mia amica? V: Esatto! N: Oddio, ma ero tua amica?
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V: Io in te avevo veduto qualcosa in più rispetto alla solita banalità, e mi sono affezionato [...] Buona giornata. Comunque non ci saranno altre possibilità per parlare, il tempo mai trovato per parlare con me è un mal di denti mai esistito. N: ...
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V: Io non sono uno da mettere all'angolo perchè ti arrivano due amici. (e il copyright a Patrick Swayze quando vogliamo pagarlo?) N: E' un problema perché io non sono una che molla due amici per uno che ha appena conosciuto. V: E va bene, addio!
Eccetera. Siamo così giunti alla triste fine, una fine molto apparente anche se già che c'ero gli ho pure corretto un errore di grammatica. ...In quanto stasera mi ha ricontattata per dichiararmi tutto il suo amore. Il Tomtom si è preso indietro, un "mi sono innamorato di te" via facebook ancora non l'avevo mai visto, ma meno male che lavoro vicino alla neuro.
E' una sensazione nuova, questa del Tomtom via per pochi giorni. So che posso chiamarlo e so che mi risponderà; e so anche che fra poco tornerà, tutto per me. Non ci ero abituata, e mi mette addosso proprio una tremenda allegria!
Ci sono persone che incontri e subito te ne innamori, anche in senso lato, sull'onda di un'esaltazione che a volte con il tempo si affievolisce sulla noia, sprofonda nella mancanza di cardini e motivi, smarrisce il colore nella realtà delle cose. Qualcuno se le tiene, imbrigliato nella monotonia o senza vedere alternative. Qualcuno, invece, rischia e si rimette alla ricerca. Perché ci sono persone che mettono radici poco a poco, giorno dopo giorno, con dolcezza, complicità, dedizione, con sensibilità, errori e sorprese, fino a far parte di te in profondità che non sospettavi di avere. Così, un giorno, ti senti come se avessi scoperto un segreto inaccessibile agli altri passando per la tana del bianconiglio. Ci sono persone che dicono "ti amo" dopo un mese di trasporto, e persone che dopo un anno pronunciano il tuo nome in modo diverso. Persone che tirano fuori il meglio di te, e persone che tirano fuori il peggio, perché per insicurezza o meschinità non hanno saputo vedere altro. Persone che mentono, scappano, ti fermano nel ruolo che gli serve. E persone che ti aiutano a crescere, a ridere, a imparare. Persone che prendono e persone che ti fanno trovare. Persone che credono tu ci sarai sempre, qualunque cosa faranno o non faranno, e persone che si impegnano perché tu continui ad esserci. Ci sono persone che sbriciolano per mancanza di coraggio, e persone che arrivano un giorno in cui non le aspettavi, non ci credevi, forse non le volevi, ti portano via con un bacio e guardandoti negli occhi cominciano a creare.
C'è questa cosa che il Tomtom è il mio orso, e se la parte del "mio" addolcisce la parte dell'"orso" resta pur sempre un uomo cancro capace di certe uscite da uomo cancro, a parte quando ha la febbre e si addolcisce tremendamente per incapacità di intendere e di volere (potrei creare una bambolina voodoo con spilloni imbacillati per quando guarisce). In ogni caso visto che non si sbilancia facilmente tende spesso a sdrammatizzare e minimizzare ogni cosa, anche le mie cose quando le considera frutto di rotelle malate e inarrestabili. Ecco però che, quando meno te l'aspetti, compare a cadenza irregolare (speriamo endemica) la sua versione così tenera, così tenera che per sicurezza io faccio sparire tutti i grissini dai dintorni nel raggio di diechi chilometri. Così capita che siamo in macchina e stiamo scendendo dalla montagna e lui ha capito che qualcosa mi turba anche se non gli ho detto nulla, e finisce che all'improvviso mi rendo conto che per chissà quanto gli ho stretto forte (ma forte) una mano e lui è rimasto zitto ma ha tenuto lì la mano per me tutto il tempo, anche quando doveva frenare, anche se guidava sui tornanti, senza mai scalare marcia finché non ho tolto la mia.
Conversazione palestrosa con braghy sulle capacità del mio stomaco (specifica: a proposito di cibo e non di sostanze alcoliche)
B: Sì ma Novella, quello che mangi tu praticamente a me serve per aprire lo stomaco! N: Più o meno.. B: Quindi non solo tuo moroso ti usa per farti riflettere la luce e abbronzarsi, sei come quelle tose che invito a cena cercando anche un posto carino in cui portarle, e dopo tutta la fatica quando arriviamo ordinano un'insalatina? N: Non è un cacchio vero perché intanto a me la carne piace, e poi comunque mi sforzo sempre di mangiare di più quando usciamo a cena! Infatti ogni volta quando torna ingrasso. B: Sì sì certo, si vede infatti, avrai preso 10kg in un mese! N: Un paio me li sono presi di sicuro. B: Tutti sulle tette però! N: Chiamala sfiga..
Se la settimana si vede dal lunedì. Mi sono tagliata con la carta per un risveglio da Mulino Bianco, e già qui ero tentata di adottare il metodo-Darfur, dove le settimane iniziano di domenica e date le mie recenti domeniche se lo facessi anch’io potrei essere ragionevolmente certa di cominciare la settimana con gusto! Ho perso 3 ore della mia fragile esistenza per disincastrare una penna che in realtà non era incastrata perché sì, si apriva premendo il tappo come metà delle penne di questa terra, ma poi inspiegabilmente andava chiusa con un meccanismo completamente diverso e che ho scoperto soltanto dopo aver iniziato a sbatterla contro il muro per un estremo tentativo di sbloccaggio. Ma insomma, siamo sopravvissute entrambe. Solo che poi, recandomi all’alba all’e.r. ho trovato la strada sbarrata senza indicazioni di sorta: deviazione indefinita, che per una capace di finire a Piazzola perché per una strada diversa è convinta di arrivare a Bassano non è proprio il massimo. Come minimo potevo ritrovarmi in immissione al Put di Treviso. Ho cercato di evitare le stradine di campi, meglio una deviazione più ampia (smisuratamente più ampia) ma meno casuale, e così sono andata a loreggiola e loreggia, da lì mi sono diretta verso Csp per poi deviare secondo le mie intuizioni spaziali (solitamente basate su solidi argomenti quali: Un viale alberato! Dev’essere una strada dritta se è alberata, giro di qua!), fare un paio di sottopassi e rotonde estraendo a sorte le uscite da scegliere e infine scoprire di essere meravigliosamente giunta lì dove bramavo di giungere, e cioè dalla parte opposta del paese rispetto a quella in cui ero dovuta arrivare cambiando strada! Sarà stata l’aria buona di ieri ad ossigenarmi il cervello, visto che siamo andati ad Asiago a rubare frescura e serenità. O forse la vicinanza costante del Tomtom nutre il mio senso dell’orientamento: anche sabato ha dato prova delle sue prestanti doti di navigatore (dopo aver sbagliato strada due volte per ascoltare me). Sabato in realtà ha espresso anche doti di campione di bowling (figurarsi! Preciso fino alla morte!) mentre io e la Vale ci divertivamo parecchio con commenti sotterranei ogni volta che tirava tipo “dunque, calcolando l’angolo di tiro e la percentuale di errore…” o “ma se l’attrito della palla, combinato alla forza del vento..”. Dato che stravinceva con una serie di strike che l’hanno portato al punteggio di 111 (…toh, mica preciso eh) si è sentito anche molto teacher, dispensando insistenti e profusi consiglia Fra, Francesco e Andrea che l’avranno amato moltissimo…e a me, che invece pur apprezzando la cosa (l’amore è cieco, affascinabile e affezionato) e pur disponendo di foto in posa da professionista navigata (con scarpine argentee), mi sono arenata su un vittorioso 43 che mi ha portata dritta dritta a farmi pagare da bere! In teoria.
Ieri, venerdì 17, è stata una delle serate più tenere, allegre, voluttuose, complici, serene degli ultimi tempi. Una di quelle che senza fare nulla ti mettono in pace con il mondo, con te stessa e anche (per un po') con il fatto che il Tomtom è un orso un cancro e un vagabondo. Poco prima di questo mio fratello si è salvato dal tentativo di un simpatico tir (con rimorchio) di saltare lo stop per scaraventarlo all'altro mondo oltre che giù per il fosso, avendolo preso in pieno. Prima di questo, alcuni anni fa, di venerdì 17 avevo preso il mio primo 9 in inglese. Molto prima di questo, quasi 40 anni fa, i miei si erano salvati da uno dei più brutti incidenti che io abbia sentito raccontare (infatti all'epoca sono rimasti, credo, un paio di mesi in ospedale).
Ieri il Tomtom ha meravigliosamente visitato il n° 15. Dico meravigliosamente perché innanzitutto mentre arrivava mi ha chiamata perché uscissi e io tutta solerte gli sono corsa incontro pensando che avesse bisogno di aiuto e lui invece mi ha salutata con un bacio e ha detto: no è che non ero sicuro di quale fosse la tua porta. (un anno e mezzo, a mesi alterni, che mi accompagna a casa) Poi le presentazioni che neanche una vignetta di Staino, con mia mamma che, accantonata l'idea di mettere i tacchi per stringergli la mano, si assicura di poterlo chiamare per nome (forse intendeva chiamarlo per cognome?) mentre mio papà specifica (non si sa mai, è così alto) di volergli dare del tu. A seguire tegoline bruciate causa partite a calcetto, domande filosofiche sul senso di msf che io cercavo prontamente di intercettare e stornare sulle tegoline bruciate, mio papà che per par condicio lo chiama mauro (dopo 3 anni ha quasi imparato a chiamare la morosa di mio fratello Luisa e non Chiara, come la sua ex: è già tanto che non lo chiamasse francesco, diamogli tempo!), passeggiate per smaltire la costata. Tutto molto sciolto, un po' come il gelato che nel tragitto cucina-tavolo da pranzo (notoriamente una parigi-dakar) arrivava solido come una cascata del Niagara. Ma la migliore in assoluto è stata Ombretta che, quando siamo usciti perché chiaramente dovevo presentarlo anche a lei, prima ci ha fissati per 2 lunghi secondi senza battere ciglio e poi appena lui ha provato a muovere un dito per farle biri biri SGRAF!, gliene ha staccato mezzo con una zampata degna del discobolo. Amo quella gatta!
E' che io ho questa cosa per cui quando mi innervosisco accelero il passo, è quasi un riflesso condizionato, un'esigenza fisica spontanea per scaricare l'elettricità mentale. Capitava, perciò, che qualora qualche ex fosse la causa scatentante dell'incazzatura ne facesse le spese nel senso che per lui (loro) diventavo una schiena lontana all'orizzonte, un puntolino che non si voltava indietro. Mi capita ancora di innervosirmi. E accelerare il passo mi serve (per non uccidere), però non è la stessa cosa perché adesso, quando mi rendo conto che sono andata avanti, mi fermo ad aspettarlo.
N: Dottore fermo lì!! S: Eccomi! N: Eccola! S: Novella, ma quanto bella sei oggi? N: Grazie ma la sua relazione sul corso mi serve lo stesso. S: Stai proprio bene eh, che carina! N: Una copia elettronica e una cartacea vidimata, così poi controllo. S: ..Novella.. N: Mi dica! S: Non è che mi faresti copiare? N: ...
Eroiche lezioni di spagnolo. La bimba doveva descriversi nelle vesti di un supereroe, maschera armi obiettivi, ma le solite solide basi hanno reso questo compito una sanguinolenta guerra civile. Quattro le vittime finora identificate: Sintassi, Fantasia, Vocaboli, Logica. Se ne attendono altre. Così mentre tornavo mi sono chiesta: e se l'avessi io un supereroe? Come sarebbe? Di sicuro sarebbe forte. Mai brutale, sarebbe solido, sarebbe come una sferzata di vento e per questo potrebbe permettersi anche la sensibilità, non avendo paura che lo renda più debole. Che lingua parlerebbe il mio eroe? Lo capirei, mi capirebbe? Comunicheremmo a gesti, a giochi, con gli occhi, mi insegnerebbe a volare come Peter Pan? Mi porterebbe sulla cima dell'Empire State Building facendo battute sciocche come Peter Parker? Cosa combatterebbe: le villanie, i soprusi, le incoerenze? La comodità? La mancanza di ideali?Combatterebbe interi eserciti per salvare il mio buonumore? Attraverserebbe le galassie per farmi avere un libro? Come sarebbe il mio eroe, porterebbe una maschera o si lascerebbe guardare? Mi lascerebbe spesso sola per salvare il mondo, capirebbe cosa provo, mi giudicherebbe? Se io avessi un eroe, starei in pensiero la notte?Vorrei sentirlo spesso? Cercherei di non intralciarlo, e qualche volta non ci riuscirei? Avrei dei dubbi, dei momenti più difficili, degli egoismi?Soffrirei per le sue ferite, per quando non vuole togliere la maschera? Vedrebbe i miei pensieri, mi chiederei se un giorno penserà a me prima che ai suoi poteri? Se io avessi un eroe, gli invidierei i superpoteri? Lui mi vedrebbe immobile? Mi guarderà le spalle, mi insegnerà a guardarmele da sola? Avrà qualche volta gli occhi tristi? Avrà una storia normale? Si lascerà abbracciare quando fa freddo, non cercherà soluzioni super quando avrò solo bisogno di lui, canterà abbassando il finestrino? Vorrà sdraiarsi? Tornerebbe per me? Il mio eroe, sbaglierà? Tenterei un giorno di averlo solo per me? Può darsi. Poi forse capirei, o sceglierei. Piangerei quando non lo capisco? Mi nasconderebbe ancora le parti più pericolose? Mi cercherebbe per rilassarsi, per ridere, per sfiorare qualcuno senza tenere la guardia alzata? Il mio eroe avrebbe gli occhi limpidi. Poi be', non porterebbe la calzamaglia. Non mi posso commuovere guardandoti negli occhi se porti i mutandoni, strani occhiali, pettorine piene di simboli. Niente artigli, niente raggi laser: il mio eroe non si farebbe notare per il chiasso. Sarebbe forte quando mi guarda, quando mi stringe un braccio. Un po' cow-boy, ma non nell'aspetto o nella camminata. Sarebbe gentile. Sarebbe giusto. Avrebbe delle regole, delle leggi non scritte a cui rimanere coerente. Ogni tanto lascerebbe perdere la coerenza per sorridere delle mie frasi buffe, ogni tanto lascerebbe perdere la giustizia per intenerirsi mentre mi guarda. Ma poi mi ricorderebbe che prima di tutto vengono la coerenza e la giustizia, e tornerebbe ad andare. Sarebbe attento, sempre assetato, pieno di coraggio. Mi porterebbe in cima da qualche parte per dirmi le cose, e una volta arrivati lì mi guarderebbe soltanto, senza lasciarmi capire.
Incontro sempre più persone che non ricordano i loro sogni, e forse è una specie di fortuna perché per loro rimangono quell'atto di pulizia efficace che però non va ad infestare la loro vita reale come succede a me, che ricordo molti dei miei sogni e spesso mi lasciano anche sensazioni particolari di cui fatico a liberarmi durante il giorno. E tuttavia, dal mio cervello colorato e confusionario, continuo a considerarli una ricchezza, come se ogni volta si premurassero di rivelarmi un segreto. Ho passato un bel week-end, all'interno di questo periodo di alti e bassi dati non tanto dai fatti in sé, ma dal mio modo di interpretarli in base ad un'impressione che mi accompagna incerta e testarda. Buona musica per esempio, una serata (più rilassata, meno agitata) simile a quelle che vivevo anni fa, sempre alla ricerca di note che facessero da sfondo ai miei pensieri, di suoni che accontentassero la mia ricerca dell'assoluto. O per contrasto, quei momenti molto assoluti arrivati da soli col Tomtom su al Castello. Così questa notte ho sognato di nuovo di essere incinta: da anni il mio sogno ricorrente non tornava a trovarmi, a segnalarmi la fecondità, la gioia, la purezza dei miei giorni. E ho capito che la fatica non importa, che gli alti e bassi lasciano segni e fanno male ma non importano. E' la strada che voglio, e posso farla funzionare.
Tu sai che io sono fondamentalmente rispettosa delle idee degli altri, e delle tue più che mai, perciò come ti ho detto ieri, con il cuore in gola quando mi hai fatto sapere cosa ti passava per la mente, di fronte a una tua decisione non risponderei mai con un "Non farlo". Con tutto quello che mi costa, che è tanto, che a volte mi sembra troppo, che anziché diventare abitudine col tempo diventa uno strapparsi via pezzi di pelle e di lacrime e di carne, ogni volta che te ne vai dopo essermi penetrato più a fondo. Perciò, per oggi, in questo mio angolino senza realtà, lasciami questo ritornello senza importanza. Solo per oggi lasciami il mio capriccio di bambina a consolarmi e farmi accettare anche la lacrime, che non venivano le altre volte ma adesso arrivano, anche loro rovesce. Lasciami dire quanto voglio, senza che tu senta: Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non 0partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire Non partire
..Tipo, no, che quando una in due settimane si rende conto che le sono venuti tre volte i crampi e poi oggi stava finendo giù di brutto e quando l'hanno praticamente presa al volo ha fatto finta di aver inciampato, ecco magari deve integrare qualche sale minerale?
Ieri il cielo deve essersi reso conto che stavo riuscendo a vedere Amir, perché ha tentato in fretta e furia di radere al suolo Padova e i dintorni in un raggio di venti chilometri. Non è tuttavia riuscito a scoraggiare né i lunghi discorsi, né le vittorie a calcetto, né i ricordi, le amichevoli candeline musicali, le cagate spontanee et innumerevoli o gli altrettanto innumerevoli miei tentativi di rovesciare lo spritz, finalmente coronati al terzo bicchiere. Giornata bagnata giornata fortunata, a partire dalla scena:
N: Scusi mi sa dire dov'è l'aula Fornace? B: ...che immagino stia per la Sala Caminetto... N: ...coff...
e proseguendo con un prof che, incazzatissimo, ha esibito per circa mezz'ora un favoloso slang da scaricatore di porto iscritto all'accademia della crusca contro un simpatico e illicenziabile collega del quale ci ha pure spiattellato la congrua provvigione che percepisce per impiegare il suo tempo a fingere di saper parlare inglese e a fracassare gli zebedei degli impuri americanisti, o quelli di lui che si fa il mazzo per un ben più misero obolo. Un po' come quando Mr.Charming essendo finito sul giornale come il prof più ricco di Padova ha dedicato una mezza lezione a spiegarci che non era il più ricco, ma solo l'unico che pagava le tasse. Ahi lasso!
Ieri, una serata intrisa di pacchetti da scartare con quel rumore caldo e complice che produce la carta, croc croc, impreziosisce tutto quello che avvolge, un regalo o un panino appena comprato dal fornaio; intrisa di vino, di scoraggiamenti e di entusiasmi, di nervosismi e di pace, di momenti bucolici da cui lasciarsi trascinare senza preoccuparsi di riflettere, di racconti e discorsi senza fine e carezze tenere senza parole, di erba che aspetta e luna che arriva e scarpe tolte e insicurezze e guardarsi per essere sicuri di essere gli stessi di due settimane fa. C'è stato spazio anche per le carrambate, con quella ragazza amica di Giulia che non avevo mai incontrato ma che in quel modo faceva già parte di quello che sono stata anch'io, ed è strano trovare per caso un giorno un tuo pezzetto che ancora non conoscevi. Perciò oggi ho abbastanza spazio per trovare tutto simbolico, anche il signore che ho spiato un mattino a leggere un libro fuori dall'ospedale, in macchina mentre aspettava qualcuno, e l'ho guardato con curiosità ma poi ho iniziato a trovarlo ogni giorno ed è diventato anche lui parte di quello che ero. Oggi la macchina era vuota; mi sono chiesta cosa significasse. In fondo un po' invidiavo quei suoi ritagli di tempo, che fosse lì per un motivo da nulla o per qualcosa di grave, lì, dentro quella macchina, con il suo libro, mi pareva che trovasse uno spazio in cui le simpatie o le preoccupazioni non contavano più: per quei pochi minuti la vita era solo lì dentro, come quando ti sta tutta nel diario di scuola fra le versioni, i numeri di telefono, gli adesivi delle star e le firme degli amici o le frasette sul ragazzo che ti piace da morire. Anche per questo amo il treno. Non dico che vorrei una vita "su un treno" perché non potrei stare senza cose che contano, quelle che mi fanno sbattere la testa e rompere i denti e stare male e arrabbiarmi e poi dispiacermi per essermi arrabbiata anche se avevo ragione. Dico che proprio perché mi arrabbio, mi sento felice, sbatto la testa, quei minuti racchiusi in un angolo di mondo in cui niente mi raggiunge sono preziosi. Ci ho pensato mentre camminavo, penso un sacco quando cammino - qualche volta a naso in su e non m'importa d'inciampare finché posso guardare; non m'importa se per gli psicologi e i loro occhiali guardare in su significa questa o quella cosa, perché, a proposito di nasi, se non si alza il proprio dalle pagine rilegate si può anche essere convinti di poter capire le persone studiando ma io resto ancora perplessa di fronte a questa sicurezza nel trasformare una persona in una serie di caratteri in stampatello. Mi sembra meschino. Ridurre un gesto semplice, liberatorio come guardare il cielo, a un "problema" mi ricorda la volpe che critica l'uva per il bisogno di ridurre ogni cosa in categorie annusabili. E insieme se n'è uscito di nuovo per conto suo anche il pensiero che in fondo siamo sempre chiusi dentro a qualcosa: sei in casa oppure in macchina oppure in qualche altro edificio, l'ospedale o l'alimentari o il posto di lavoro, e se aspetti l'autobus sei sotto la tettoia, e se vai in spiaggia stai sotto l'ombrellone. Il cielo, in tutto questo, non c'è. Non c'è mai, non lo si vede e provo nostalgia per quando bastava dondolarsi con forza su un'altalena per raggiungerlo. Gli alberi. Anche gli alberi coprono il cielo, mi hanno detto. Non è vero. Ma chi l'ha detto ha mai guardato il cielo attraverso un albero? I rami, le foglie, i nodi del legno, come fai a paragonarlo alla pensilina dell'autobus se tutto ti porta verso l'alto, lascia che gli occhi si arrampichino e salgano - non ha niente a che vedere con un grattacielo che appare slanciato ma non fa altro che schiacciare, schiacciare, schiacciare. E' quello che costruiamo noi che schiaccia: a me sembra che questa sia la differenza. Gli alberi, per quanto frondosi possano essere, verdi, carichi di frutti pesanti, secchi, squassati dal vento, sono sempre pronti ad alzarti. Mi chiedo cos'abbia provato il Tomtom nelle sue notti sotto il cielo, fra le dune del deserto o gli altipiani etiopi o il caldo soffocante della giungla, e mi chiedo anche quale strabiliante magia lo riporti ogni volta, dopo ognuna di queste esperienze in cui perdersi, da me. Perciò, nella mia vita, io vorrei essere capace di costruire un albero.
N in versione zen, il Tomtom in versione spiritosa.
M: Ma guarda che aria sbarazzina! N: Eh sì, ho tagliato i capelli. M: Sei carina così. N: Mah, secondo me stavolta non li ha tagliati bene come altre volte.. ma tanto ricresceranno! M: Sì però l'importante è che piacciano a me. Che piacciano a te è secondario. N: ...
Sabato io e la Salvietta siamo andate a tosarci insieme e appena siamo uscite dal salone, come ogni volta che andiamo a tosarci insieme, è venuta giù una bufera di dimensioni apocalittiche. Ci siamo rifugiate ben volentieri dai suoi, tra nipotine dormienti, gatti affamati e torte sette veli al cioccolato, prima di andare a nutrirci al Vecchio Birraio assieme a una bambina di 5 o 6 anni con il suo stesso taglio di capelli. Ci siamo poi spostate verso Cittadella, dove il "cugino" Andrew si è fermato a chiacchierare con un amico così simpatico, ma così simpatico che dopo 8 millesimi di secondo dal suo arrivo già avevamo coniato per lui l'immortale espressione "cut the balls"! Infine siamo state trascinate dalla nuova cameriera completamente pazza in un simpatico gruppo di italo-argentini, dove ho potuto dare sfoggio del mio español cominciando subito con un fantastico "no he sentido"* su cui il mio bell'interlocutore ha signorilmente glissato. Il ritorno del Tomtom è stata invece la montagna russa, con una serie di alti e bassi a frequenza tachicardica da destabilizzare anche Eddy Merckx. Implosione scongiurata dai miei numerosi e proficui esercizi zen e dai suoi alti di carineria assoluta.. Però accidenti, così è peggio perché quando passa dal formato-adorabile al formato-cartavetrata non riesce lo stesso a mettere in discussione i teneri battiti del mio cuoricino per lui: solo la generale scelta di vita di non voler uccidere esseri umani. Occhio, che "cut the balls".
La giornata è iniziata con sveglia alle 6 per corso ospedaliero da far partire e Ri (uno dei ped) che per deformazione professionale già che c'era mi controllava i nei sulla schiena mentre scrivevo un appunto, poi passava a disquisire sul fatto che barbara suonasse molto porco come nome, e che quindi tutte le barbare dovevano essere delle gran porcellone mentre Novella è più soave, e però spesso sono proprio quelle soavi che in realtà... Insomma, McBesame ci ha tenuto a difendere il mio onore a spada tratta (salvo poi chiedermi se in cambio il Tomtom poteva mica portargli delle birrette da Bruxelles...), però se una giornata inizia così già ti fai un'idea no? Infatti. A parte che 31 oggi era strambo e ci provava con la cugina. A parte che non ho presente da dove sia uscita la cosa di braghy che sosteneva con il pubblico che io mi fossi data da sola della trasgender, ma comunque sia Vaniglia guardava lui, poi guardava me, ed esordiva con: "ma perché, cosa vuol dire transgender, è inglese no?" A parte che ho capito perché ci sono delle volte in cui la pressa 45° mi sembra più faticosa di altre, e più precisamente sono quelle in cui lascio il peso aggiuntivo da 20kg sulla parte alta. A parte che la piccola top model (da questa settimana su OCCHI!!!) oggi è arrivata, più che con una maglietta con lo spacco, con uno spacco che per sbaglio in certi punti aveva una maglietta. A parte tutto ciò, due menzioni:
1)Vaniglia mi spia. Non vedo altre spiegazioni al fatto che oggi, qualunque cosa mi abbia detto sembrasse presa pari pari dal vocabolario, dalle aspirazioni, dai gusti e pure dal passato del Tomtom. E dal momento che due persone più diverse tra di loro sono difficili da incontrare ed è perciò complesso credere alla spontaneità dell'improvvisa sintonia in certi campi, ho capito che mi spia per cercare di somigliare all'orso (con risultati sinceramente catastrofici). E il nonno. E la cantina. E il futuro. E i vini. Mancava solo che volesse partire con Emergency. Posso denunciarlo per stalking sulla fiducia? Così, per rinverdire i bei tempi.
2) Stavo tranquillamente posando le mie soavi ed affaticate chiappette sulla cyclette quando un tizio mi ha fatto un sorrisone così con la frase: "hai proprio intenzione di restarci?" Io lo guardo, mi guardo intorno per capire se voglia salirci lui ma quando mi accorgo che tutte le altre sono libere guardo il mio nuovo libro, la bottiglia di acqua che ho appena arricchito di sali minerali giallo-pipì, interpreto (male) le sue parole e mentre faccio cadere sia libro che bottiglia tanto per non smentirmi, gli rispondo con il mio soave ed affaticato neurone: "eh eh, è perché hai visto tutto l'ambaradan che mi sono portata?" "No, no" mi fa, cominciando sinistramente a sghignazzare. "E' che ieri ho visto una scena." "Mh?" "Scusa se mi permetto, ma sai, ho visto una scena." "Una sce.. AH." --> l'epifania improvvisa dell'apocalisse E così, ridendosela ormai apertamente di gusto, il suddetto sconosciuto personaggio mi ha annunciato che il giorno prima era in palestra, vicino a me nella sala cardio, e così si è goduto tutta la romantica sequenza del bacio, comprensiva del mio profondo apprezzamento e del mio evidente amore per lui; ha pure aggiunto con costernazione profonda che, data la scena e data soprattutto la mia reazione al fattaccio, se fosse stato lui al suo posto si sarebbe sotterrato per la vergogna. Magari, ho pensato io mentre rispondevo qualcosa di diplomatico.
Però acci, è un problema: adesso se lo uccido avrò dei testimoni.
A volte ritornano, disse Stephen King. E se stavi all'erta buon per te; altrimenti la Sindrome di Stoccolma non è mai una scelta furba, finisci senza scampo a renderti conto che la vita ti si blocca su un pacco di volantini della NATO che ti cade sullo stomaco (nuova, efficace, metafora). Ma se sono tornati puoi continuare a vedere, come dice Amir, il Piovego mezzo pieno? Come li combatti col part-time? Che poi non è neanche così lapalissiano scoprire se son tornati o se li hai confusi con un'ombra di passaggio. Che fadiga.
...almeno avete un ring. Che è certo meglio del renderti conto che, le uniche due volte (altre persone, altre circostanze) in cui hai detto "Adesso basta" col farti il culo tu, alla centesima occasione gliele hai proprio dette fisicamente, le parole "adesso basta", aspettando che lo muovessero gli altri... ...sono (caso strano. coincidenze. casualità) le due volte in cui nessuno si è mosso ed è crollato il palco. Oh ma non credevo. Oh ma non pensavo. Oh ma io aspettavo. Oh ma finalmente. Oh ma non capisci. Alessio, Paco: si somigliano molto più di quello che hanno sempre voluto ammettere.
Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per
piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle
pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare,
quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa,
l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane,
albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero,
i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole,
leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle
persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme,
perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui
il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti,
mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica,
la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche,
le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre
una ragione per ciò che fanno.
Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.
Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1,
la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz,
la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza,
l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia,
le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino,
il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino
è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone
che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei
meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono
ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile.
Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi
non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.