Questo mio angolo di mondo è una gabbia di matti. Ombretta che mi sveglia facendomi ripetuti e dolorosi agguati, perché mi salta addosso con slancio dall'alto della cyclette, poi mi assaggia e, avendomi evidentemente trovata di suo gusto, comincia a leccarsi i baffi mentre mi fissa con insistente appetito. Mia mamma che va a fare la spesa, le chiedo se mi prende un rasoio, una cosa usa e getta che tanto lo uso solo per le ascelle, e lei mi torna a casa con un'astronave azzurra e lilla con sapone incorporato, proteggi lama e ventosa per appenderlo in doccia: è così grande che sembra, non so, un epilatore, uno strumento di piacere, mi intimidisce, penso che lo userò come microfono. Il muratore della stazione che mi scrive il suo numero sul muro che sta restaurando. Il libro che in un quarto d'ora di cyclette mi cade quattro (quattro!) volte. E poi, beh, Vaniglia. Sono lì beatamente che corro fingendo di non averlo visto entrare, estremamente interessata alla spiegazione di braghy che corre con me su come malgioglio in realtà abbia scritto gelato al cioccolato di ritorno da un viaggio a cuba, e per questo quella canzone è una profusione di doppi sensi quindi a chi affidarla se non a quel zexy fusto di pupo??? E dopo aver canticchiato allegramente il ritornello in coro (possono essere fighi quanto vuoi ma quando giungono tra le mie grinfie li rovino tutti!), mentre ancora disquisiamo sulla semantica di cotanto testo, giunge alle nostre spalle il nostro eroe con un sornione sorriso d'intesa (con chi, poi, non si sa). Ridacchia. V: Posso sculacciarti? N: Solo se vuoi morire. V: Disturbo? Mi sembra di aver interrotto qualcosa di importante.. N: No, però mi stai parlando. V: Eh sì, lo so. B: No, no, parlavamo di sesso. V: Ah bene, cos'è il sesso? L'atto sessuale... B: Eh no! La definizione non può contenere la parola. V: Allora è un innesto. N: Sì vabbè, un innesto carnale.. B: Eh? Un innesto anale?? N: ... B: Ti giuro che avevo capito... V: Innesto carnale per la procreazione. N: Beh, anche no! B: Infatti no! V: Ma tu lo fai per quello perché sei un maiale, io lo faccio solo per la procreazione. Infatti sono ancora vergine. N: Salute! V: Ehi tu! N: Mi stai ancora parlando? V: Sì. Hai letto ieri che mi sto innamorando? N: No.
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V: Visto che belli i miei piedi? (l'uomo è in ciabatte e occhiali da sole...) N: Alti standard! V: Non è mica normale avere dei piedi così belli. Ma sono tutto così, eh! N: Sì, ogni tanto me lo ricordi. V: Anche Sergio mi diceva che non è giusto, è folle che io non facendo niente mi mantenga i muscoli così! N: Sarà perché sei alto. V: Ma cosa dici! Con tutto quello che bevo, sai che pancia hanno alcuni? (tutto serio, mi fa morire quando diventa improvvisamente serio e convinto, fa quasi tenerezza se dimentichi che è psicolabile) V: E poi ti dico, io sono fatto tutto bene. Anche lui. N: A-ha, mi fa piacere. V: E' proprio bello. N: Un bijoux, ma non lo guardo lo stesso. V: No ma senza malizia sai. E' fatto bene, tutto così e così, se lo vedi t'innamori. N: Ah ma dai, come la provincia di Treviso!
Ieri il Tomtom ha meravigliosamente visitato il n° 15. Dico meravigliosamente perché innanzitutto mentre arrivava mi ha chiamata perché uscissi e io tutta solerte gli sono corsa incontro pensando che avesse bisogno di aiuto e lui invece mi ha salutata con un bacio e ha detto: no è che non ero sicuro di quale fosse la tua porta. (un anno e mezzo, a mesi alterni, che mi accompagna a casa) Poi le presentazioni che neanche una vignetta di Staino, con mia mamma che, accantonata l'idea di mettere i tacchi per stringergli la mano, si assicura di poterlo chiamare per nome (forse intendeva chiamarlo per cognome?) mentre mio papà specifica (non si sa mai, è così alto) di volergli dare del tu. A seguire tegoline bruciate causa partite a calcetto, domande filosofiche sul senso di msf che io cercavo prontamente di intercettare e stornare sulle tegoline bruciate, mio papà che per par condicio lo chiama mauro (dopo 3 anni ha quasi imparato a chiamare la morosa di mio fratello Luisa e non Chiara, come la sua ex: è già tanto che non lo chiamasse francesco, diamogli tempo!), passeggiate per smaltire la costata. Tutto molto sciolto, un po' come il gelato che nel tragitto cucina-tavolo da pranzo (notoriamente una parigi-dakar) arrivava solido come una cascata del Niagara. Ma la migliore in assoluto è stata Ombretta che, quando siamo usciti perché chiaramente dovevo presentarlo anche a lei, prima ci ha fissati per 2 lunghi secondi senza battere ciglio e poi appena lui ha provato a muovere un dito per farle biri biri SGRAF!, gliene ha staccato mezzo con una zampata degna del discobolo. Amo quella gatta!
Questa mattina quando sono arrivata all'e.r. c'era una signora a terra in mezzo al corridoio; niente di grave, e poi la soccorrevano in tre. Non era proprio vecchia. Aveva un'età adatta per essere finalmente stanca. Sessanta, settanta? Io sono corsa su, dato che vederla mi metteva il solito invincibile magone.
Le persone non dovrebbero avere bambini tardi. Questa moda è egoistica. Non hanno idea di cosa significhi, ogni giorno, per un figlio.
Ieri sera sono tornata a casa ed ho trovato questo nel bagno. Al n.15 la vita la si prende su così. Non so bene quanto di questo mi sia stato contagiato dalla mia famiglia e quanto invece le abbia portato io stessa man mano che crescevo, ma l'ironia è il jolly con cui cerco di attraversare l'esistenza: di sicuro questa casa è una gabbia di matti, ma ognuno ha sviluppato la sua demenza in modo peculiare, quindi meglio riderci sopra. Ecco perchè i miei post sono zeppi di commenti più o meno buffi su presunti amori, odi, torturatori, madri tacchiste e sconosciuti importanti. Gli episodi che vivo, li filtro con questo salutare esercizio e allora gli sconosciuti si trasformano in pelouches, i fattacci diventano vignette e strani personaggi sembrano grandi amori. A ognuno il suo metaforico antidoto: io, soprattutto da Marta in poi, mi trovo bene con questo. Perchè la nostalgia se no ti frega. Ho sempre litigato un sacco con la mia perché, che mi piaccia o no, mi sono resa conto che soffrirò sempre di nostalgia. Ormai ho imparato ad accettare questo lato, anche se non era quello che volevo per me, e gli lascio un suo spazio. Ha scelto la sera, perché di solito la sera è per me, con il suo silenzio, il buio, i fogli di quaderno ed i pensieri. La sera, ecco, è una specie di regalo che mi faccio ogni giorno. Il sole no: il sole mi dà voglia di uscire, di chiacchierare, di correre, anche di pigliarmi un acquazzone e poi un raffreddore e riderci su. Però ogni volta la notte ritorna ed io rallento, mi appoggio a questa specie di metaforica finestra che dà sulla stazione dei treni o sulla fermata di un tram e mi lascia vedere le persone che aspettano, o che prendono il treno per un pelo, e le storie che si trascinano dietro. Questa finestra è l'essere cresciuta circondata da parenti che cucinavano un sacco di dolci e un sacco di storie, e amici d'infanzia con cui avere paura e rotolarti nel fango, e vicini che ti suonano il campanello per avvertirti che inizia a piovere se hai il bucato steso, e matti che ti regalano dei funghi, e professori che parlavano da soli, e baristi del solito posto e tanti gatti. E scoprire, ora che non "abiti" più lì, che ti mancheranno per sempre.
Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per
piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle
pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare,
quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa,
l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane,
albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero,
i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole,
leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle
persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme,
perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui
il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti,
mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica,
la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche,
le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre
una ragione per ciò che fanno.
Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.
Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1,
la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz,
la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza,
l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia,
le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino,
il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino
è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone
che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei
meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono
ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile.
Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi
non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.