Succede che rimani a parlare con qualcuno del concetto di "Vorrei ma non voglio e poi non posso" fino all'1.30 di notte. Succede che poi non riesci più a dormire. Succede che oggi sei stanca e aggrovigliata. E poi, che succede?
Sono mancata per un po', e prima di me tutta la mia quotidianità. Poco male, che gli alti e bassi non sono mancati. Però nel frattempo ho imparato, o confermato:
- che sei più forte quando le cose riesci ad ammetterle di quando ti attacchi ad un'indifferenza solo presunta, quindi sgamabile e patetica - che quando inizi una cosa difficile, poi è inutile scoraggiarsi a metà strada perché lo è - un sasso resta un sasso anche quando si crede un poeta - a volte t'incastri in situazioni che non hanno nulla a che fare con te, ma le cose sbagliate servono per riconoscere quelle preziose quando le trovi - la notte è ancora molto giovane - ci sono persone che hanno sofferto a causa mia più di quanto potessi capire al momento, e persone per cui ho sofferto più di quanto sappiano - probabilmente si riconosceranno in questa frase quelli che non c'entrano - se il cuore si rompe non è così facile ricominciare a costruire qualcosa; e se invece è facile, allora non si era rotto. comunque, quando si rompe, poi diventa più grande - la nutella, quando non c'è, mi manca
E niente, io abito vicino a una banca famosa con dei fari che fanno luce tutta la notte, e anche la "busa", l'incrocio grande della statale, non è distante da me con il suo faro centrale da megastadio, così il mio cielo la notte è sempre un po' blu, un po' giallo. Dipende da quanto son caldi i lampioni. Stasera, però, quando sono tornata a casa erano spenti. Così ho visto bene un aereo che passava, e ho guardato le stelle. Chissà perché, mentre stavo lì con il naso per aria pensavo che doveva essere stato per forza Cosimo Piovasco di Rondò, mentre saltava di albero in albero perché qui di magnolie alte ne abbiamo parecchie.
Tutta questa mia perturbabilità, a volte pesa ma io la ringrazio. Chi altro saprebbe costruirmi un castello di giunchi?
Ieri sera sono tornata a casa ed ho trovato questo nel bagno. Al n.15 la vita la si prende su così. Non so bene quanto di questo mi sia stato contagiato dalla mia famiglia e quanto invece le abbia portato io stessa man mano che crescevo, ma l'ironia è il jolly con cui cerco di attraversare l'esistenza: di sicuro questa casa è una gabbia di matti, ma ognuno ha sviluppato la sua demenza in modo peculiare, quindi meglio riderci sopra. Ecco perchè i miei post sono zeppi di commenti più o meno buffi su presunti amori, odi, torturatori, madri tacchiste e sconosciuti importanti. Gli episodi che vivo, li filtro con questo salutare esercizio e allora gli sconosciuti si trasformano in pelouches, i fattacci diventano vignette e strani personaggi sembrano grandi amori. A ognuno il suo metaforico antidoto: io, soprattutto da Marta in poi, mi trovo bene con questo. Perchè la nostalgia se no ti frega. Ho sempre litigato un sacco con la mia perché, che mi piaccia o no, mi sono resa conto che soffrirò sempre di nostalgia. Ormai ho imparato ad accettare questo lato, anche se non era quello che volevo per me, e gli lascio un suo spazio. Ha scelto la sera, perché di solito la sera è per me, con il suo silenzio, il buio, i fogli di quaderno ed i pensieri. La sera, ecco, è una specie di regalo che mi faccio ogni giorno. Il sole no: il sole mi dà voglia di uscire, di chiacchierare, di correre, anche di pigliarmi un acquazzone e poi un raffreddore e riderci su. Però ogni volta la notte ritorna ed io rallento, mi appoggio a questa specie di metaforica finestra che dà sulla stazione dei treni o sulla fermata di un tram e mi lascia vedere le persone che aspettano, o che prendono il treno per un pelo, e le storie che si trascinano dietro. Questa finestra è l'essere cresciuta circondata da parenti che cucinavano un sacco di dolci e un sacco di storie, e amici d'infanzia con cui avere paura e rotolarti nel fango, e vicini che ti suonano il campanello per avvertirti che inizia a piovere se hai il bucato steso, e matti che ti regalano dei funghi, e professori che parlavano da soli, e baristi del solito posto e tanti gatti. E scoprire, ora che non "abiti" più lì, che ti mancheranno per sempre.
Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per
piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle
pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare,
quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa,
l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane,
albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero,
i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole,
leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle
persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme,
perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui
il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti,
mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica,
la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche,
le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre
una ragione per ciò che fanno.
Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.
Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1,
la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz,
la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza,
l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia,
le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino,
il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino
è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone
che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei
meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono
ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile.
Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi
non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.