Oceans...
my glass mask   
sabato 2 gennaio 2010
Nascere a Natale

Quest'autunno, per la prima inconcepibile volta, mi ero persa il Natale: non lo sentivo più. Potevo ben cercarlo sotto il letto, tra le scartoffie, con il naso al vento, ma l'avevo smarrito strada facendo.
Dov'erano finiti i buchi sospetti nel calendario dell'avvento, la cera da grattare via di nascosto dalla tovaglia buona, il gatto che studia le palline dell'albero? Dov'erano finiti quei vini rustici e densi da far brontolare la mamma e i cappellacci rossi che mi obbligava ad infilare per non prendere freddo?
Dove, lo scatolone sigillato con lo scotch da cui tirare fuori l'albero tossendo per la polvere? La polaroid da scattare in fretta per poi fare a gara su chi doveva tenerla al buio fino alla comparsa dell'immagine?
(lo ammetto, ho sempre sbirciato prima del tempo!)
E le babucce di lana fatte dalla nonna? Il panettone senza canditi? Il marzapane che avrei tanto voluto che mi piacesse, perchè sapeva di feste e di magia e di pino freddo, e invece quel cialtrone continuava a non volermi piacere?
Andati.
Li avevo persi insieme al gioco di scovare ogni anno la prima traccia del Natale che arriva, quella lucina nel cortile dei vicini o il luccichio di un nastro argentato in un negozio del centro che inequivocabilmente ti spifferavano che sì, anche per quest'anno ce l'avevamo fatta.
Li avevo persi perché mi mancavi, perchè madonna che freddo, mi ero comprata quella sciarpa e giravo come un fiocco di neve ambulante ma non teneva caldo neanche lontanamente come la stufa accesa in casa tua, che non vedo dall'inverno scorso, e qui non vediamo neanche il cielo da giorni.. se ne sta lì, indolente, sopra le nuvole. Perchè le nostre passeggiate mano nella mano io le conto sulle punte delle dita, perchè non c'è mai tempo per quei momenti stupidi da coppia, telefonarci senza un motivo o annoiarci l'uno dell'altra in una domenica pomeriggio uggiosa. Perchè tutte quelle cose che avrei voluto che mi dicessi, tu non me le hai dette mai.
E' una distanza da coda e calzini, la nostra; mi ricordo di un ragazzo a cui piacevo con la coda di cavallo a scoprirmi la nuca, un ragazzo a cui piacevo con le calze, quelle con la riga sexy posteriore; a un ragazzo piacevano le mie canottierine smilze e gli occhi grandi, e ad un altro i calzini di spugna sulle gambe nude e svegliarsi per uscire insieme a comprare il giornale. Ma di te, a volte, queste cose ancora non le so.
Però ti ho trovato.
Ti ho trovato perchè in questi due anni io mi sono fidata ciecamente di tutte le cose che non mi hai detto; ti ho trovato perchè corri a prendermi sotto la pioggia, per quando ti fidi, per aver guidato tutte quelle ore al posto mio ed esserti fatto scoprire mentre davi da mangiare a un gabbiano; perchè quando camminiamo una dietro l'altro ogni tanto ti volti per controllare che io sia ancora lì.
Vi ho trovati fra i cannelloni di zucca riusciti troppo dolci e lo champagne da bere a Parigi quando torni, nei canditi da spiluccare e lasciare da parte e nel baseball che sono tornata a respirare, anche se poi nessuno qui riusciva a capire la mia esaltazione commossa per palle curve e fuoricampo.
Ho trovato il Natale della compilation su cui lavorare un mese per ascoltarla un giorno, di neve, di telefonate a mollo su un'isoletta tropicale, un Natale in cui vedere e sentire soltanto chi avevo voglia di vedere e sentire.
Ho trovato questo post che, senza saperlo, parla di me:

"...Questo Natale è il tuo, amore mio che brilli. Lo so che è incredibile ma non conosci altra stagione che il Natale, tu, perchè sei nata il 20 dicembre, vivi da soli 5 giorni e hai sempre visto questo albero luccicante, in casa. Ti c'incanti di fronte; guardi le luci e le stelle e gli angeli e chissà: forse questo ti sembra l'unico mondo possibile. Stare appesi a un ramo nella mezzaluce, a guardare le brutture del mondo affannarsi laggiù per terra."

E allora ho capito perchè il giorno dopo mi sento triste, quando le luci iniziano a spegnersi e nel treno vuoto del ritorno al lavoro per consolarmi comincio a ballare da sola. Quando scendo dal treno e una ventata gelida mi spazza e la mia vicina di posto vola in braccio al fidanzato che era al binario ad aspettarla ed io sto ascoltando quella parte triste di Space Oddity e notoriamente non ho un buon rapporto con le basse temperature e il mio ragazzo il più delle volte non può aspettarmi al binario e soprattutto le luci hanno cominciato a spegnersi, e così mi viene da piangere.
Perchè io sono il Natale.

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mercoledì 23 settembre 2009
Foul
Non ho mai avuto nostalgia di qualcosa che avesse a che fare con il 17 maggio. Non ha senso. Come può mancarti un foul anziché l'homerun?
E' questo il punto: non ha senso. Io ho sempre saputo "che senso avesse", anche tra i grovigli più ostili e intricati. Non mi sono mai persa di vista, ho sempre saputo cosa mi succedeva.
Non adesso.
E' un crollo? E' un momento? Perchè mi sento così, è l'università, il matrimonio, il Tomtom? E' tutto? Diventerò una specie di maratoneta misantropa? A dire il vero ho cercato di non rimanere molto sola, perché è allora che arrivano tutti i pensieri, la tristezza, il dolore; arrivano insieme: solidi, pesanti, imprevisti. Non è che voglia "stare" con le persone. E' che mi tengo impegnata.
E' per lo stesso motivo che ieri sono uscita. Troppo sola... al lavoro, in casa, nel pomeriggio. Questo lasciava pericolosamente spazio al mio cervello. Allora mi sono giocata l'unica carta che in questi giorni mi tiene a bada: correre. Gli spazi chiusi non mi bastavano, volevo adattarmi alle diverse consistenze del terreno, la ghiaia sotto ai piedi, l'asfalto duro, l'erba disseminata di bottiglie da schivare; volevo sbuffare e salire e deviare, volevo i cani che ti abbaiano dai cancelli, il papà che penetra nel giardino della scuola di nascosto per insegnare ai bimbi a giocare a basket. Volevo contare le foglie, sentire gli odori di pino e di case e di scarpata, guardare i portici e le cortecce.
Per un po' ha funzionato. Ho anche appoggiato male un piede, la gamba tirava e tra il male e la fatica ero felice: un altro aspetto pratico cui dedicare i miei pensieri.
Non è durato. Non so cosa sia. Cos'è che mi sta rubando le lucine, mi costringe a evitare il Tomtom, a non rispondere alle sue telefonate perchè non capisca che ci sto male, perché non si senta in colpa? Cosa sta inzuppando i miei castelli migliori nelle malebolge?
Non ho mai avuto nostalgia di qualcosa che avesse a che fare con il 17 maggio. E' un sintomo nuovo.
Il 17 maggio ero a casa di Marta e sua madre mi aveva chiesto di frugare nella sua borsa per scovare un agenda, un indirizzo, ma quando l'ho aperta ho trovato subito quella busta bianca, semplice, chiusa. C'era scritto "per Novella".
La vita, allora, andava così. Regali. Era riuscita lo stesso a lasciare qualcosa per me. In qualche modo, il mondo cercava ancora di restare al suo posto.
Era la mia casa base, Marta; il mio regalo, il mio cappotto. La mia telefonata di emergenza.
Vorrei che tu lo fossi.. Invece continuo a correre, a schivare e sperare e aspettare, e a guardare le luci da sola. Succede che un ricordo mi fa mancare il fiato mentre corro, che incespico mentre una lama mi taglia la gola tutto il tempo e non posso nemmeno spiegartelo, perché ti ferirei.
Tutto questo, è una specie di maledettissimo foul.

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lunedì 21 settembre 2009
Distopia di un coniglio pasquale

E' che i matrimoni e le feste comandate hanno smesso di mettermi di buonumore.
Sembra una surreale distopia sentirlo da una che praticamente è un coniglio pasquale, o una pallina dell'albero di Natale, sembra Orwell. Però quando si accendono le lucine io ormai sono sempre da sola a guardarle; quando tutti si tengono per mano io non ho mai la mia mano da stringere.
E non è come essere da soli e basta, non mi creerebbe questi grovigli. E non è niente passare un Natale o un compleanno da sola, però quando hai la consapevolezza di doverli passare tutti da sola è un tipo di pensiero piuttosto diverso. Quando vedi due pazzi che si impegnano in qualcosa e hanno l'aria felice, e in fondo qualche certezza ti piacerebbe averla.. ma come puoi?

Sarà anche nostalgia per il mio cugino preferito, sarà un percorso che ho iniziato quando ho deciso di non festeggiare la mia laurea perché mi era mancata la persona che avrebbe dovuto scrivere il papiro e prendermi in giro e stringermi il braccio; non metto certo in dubbio le mie intenzioni o i miei sentimenti per il Tomtom con questo.
E' che ci sono momenti in cui le sue scelte mi pesano e mi fanno soffrire più che in altri. Periodi in cui mi sento in colpa perché penso che dovrei rispondergli al telefono o alle mail ma non ci riesco perché forse, se gli rispondessi senza riuscire a mascherare come mi sento, lo ferirei di più.

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posted by sand @ 10:49:00   0 comments
venerdì 18 settembre 2009
Crollo

Anche se sono infantili, classici, sgraziati e poco credibili (o forse proprio per questo?) dovrebbero vietare per legge i film pieni di lucine e persone che tornano. Almeno quando una ha il crollo da nostalgia, e sa che dovrà tenersela per altri 5 mesi e soprattutto sa che alla fine di quei 5 mesi non sarà finita per niente.


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posted by sand @ 19:14:00   0 comments
venerdì 28 novembre 2008
Maschilefemminile - Natalizio

Scena: N e Tomtom vanno nel paradiso delle lucine di Natale, dove lavora la Vale. Due agili orsi giganti suonano jazz. Lucine ovunque. Carillon. Presepi che si muovono. Alberi di Natale che ti indicano la strada. Orsi che sciano e scoiattoli sulla funivia. Un dromedario su cui si soffermano a chiedersi dov'è che, esattamente, ci si siede quando bisogna montarlo.
Dopo il magico giro si spostano nella serra.

Premessa: la Vale ha un personale concetto di "carta vetrata", applicato al suo Francesco ed esteso amichevolmente al Tomtom, che nel mondo dell'ironia suona più o meno come: "moroso con tipico carattere affettuoso e apertamente affezionato".

N:
adesso ci prendiamo una piantina grassa.

V:
il che ci sta con un carta vetrata.. però sai, è carino lo stesso perché quando il mio me ne ha regalata una ha detto: "un cactus dura in eterno, perciò vuol dire per sempre"!

N:
...

V:
?

N:
...lui mi ha detto: "lo sai che mangia le radiazioni?"

V:
...

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sabato 15 novembre 2008
Esternalità positive

"Una esternalità positiva si manifesta quando l'attività di produzione o di consumo di un soggetto influenza positivamente il benessere di un altro soggetto senza che quest'ultimo paghi un prezzo pari al costo del beneficio ricevuto".


Grazie.

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mercoledì 8 ottobre 2008
Allucinazioni natalizie
Ultimamente ho le allucinazioni. Nello spogliatoio della palestra ho sentito profumo di bistecca e in un locale non sono andata a salutare gioiosa il Tomtom solo perché all’ultimo secondo mi sono ricordata che non essendo in Italia era un tantino difficile che si trattasse davvero di lui. Principalmente, però, le mie allucinazioni riguardano le lucine di Natale. La scorsa settimana ho scorto bellissimi alberi inesistenti illuminati di bianco, d’azzurro, di tutti i colori.

Poi l’altra sera ho visto una scena assurdamente natalizia in Grey’s Anatomy… e mi sono ricordata che una cosa del genere l’avevo fatta anch’io. Ho dormito tutta la notte su un tappeto, con altre sei persone sotto un albero di Natale illuminato, e una pallina natalizia che dondolava a due centimetri dalla mia faccia.

Lo so che è stupido ma vorrei poterglielo raccontare.

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sabato 15 dicembre 2007
Neve sui compleanni
Nevica.
Cioè, ha nevicato stanotte a dire il vero, e ancora ce n'è dappertutto... sopra le case, sulle macchine, sul vialetto che ho in giardino, anche se qualche zampottata ci ha disegnato sopra un percorso a onde. Quando la vedo penso sempre a Marcovaldo: mi ha riempito troppo questo cuore che ho, fatto di lucine, la scena in cui gioca a reinventare la città sommersa di bianco.
E', ancora adesso, il mio modo di vivere.

Compleanni. Ieri Salvietta, con cui non ho potuto festeggiare... ma rimedierò al più presto perché lei è la *mia* Salvietta. Oggi, invece, "Qualcuno" che con un suo sms ha esemplificato tristemente come alla boa del quarto di secolo il compleanno cominci a non diventare più la data che tanto aspettavi di festeggiare...
E, tanto perché non possa dimenticare o negare di averlo scritto:

"Sento già le giunture cigolare, ma la mia paura più grande è che l'arnese smetta di funzionarmi prima di usarlo nella maniera che gli è più consona..."
14 dic 07, 23.28

carta cantat.

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posted by sand @ 10:05:00   2 comments
About Me

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Discover U2!

Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare, quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa, l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane, albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero, i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole, leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme, perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti, mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica, la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche, le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre una ragione per ciò che fanno.


Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.


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Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1, la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz, la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza, l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia, le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino, il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile. Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.


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