C'era uno scoiattolo che veniva a trovarci, non si lasciava avvicinare ma restava nei dintorni. Tu mi guardavi ridendo perché mangiavo come lui, e quando fingevo di mettere il broncio mi raggiungevi sotto la tenda per sfilarmi il libro di mano. Cinque giorni solo nostri: mi piaceva vederti guidare per cercare una città, cenare con te di fronte al mare, svegliarmi per guardarti al mattino. Un giorno sono andata a comprare la frutta, e tornando ti ho trovato a lanciare acini d'uva per addomesticare un gabbiano. Sono cose che tengo con me quando parti. La prima volta, la prima volta ne avevo meno. Sapevo da tempo che saresti partito ma non ero preparata lo stesso: mi avevi scompigliata, confusa, stordita, mi avevi ingarbugliata come il gomitolo di un gatto pestifero e non c'era stato abbastanza spazio per capirmi, o per capire te. La terza volta mi hai regalato il Natale. Era novembre e mi hai portato luci ed alberi e neve, e pacchetti da scartare. A volte va abbastanza bene. Venerdì sono uscita con Raven, è stato divertente. Sabato ho fatto un bel sogno. Altre volte il respiro rallenta e la testa finisce in un pozzo, e non c'è nascondiglio che tenga; allora penso che l'ultimo giorno ho lasciato una moneta sul fondo della tua piscina: era la quarta volta, fraises et chocolat.
Dopo 2 settimane rannicchiate nel caldo abbraccio del Tomtom e altri 4 o 5 giorni di casa vuota, tornare avivere (e lavorare) con dei casinisti è un delirio. Fanno cadere ogni cosa che si avvicini troppo al loro raggio d'azione, hanno sempre una domanda, un'opinione, una proposta (solitamente tutte e 3 insieme, in contemporanea e senza bisogno di prendere fiato tra una parola e l'altra), sbattono le porte, si parlano da piani diversi con la gatta in mezzo alle scale che interloquisce miagolando. Io li mando nel deserto dei Tartari.
Di fronte a me e il Tomtom, famigliola in vacanza: mediogiovane e mediograssa madre adibita a figli e souvenir, menogiovane e menograsso padre adibito a zaino e macchinetta fotografica. Come Dio comanda. Si mettono in posizione per la foto ricordo, la mediomadre fa segno al menopadre di andare un po' più indietro. Sistema i capelli. Stira la maglietta con la mappa della Dalmazia. Dà uno scappellotto ai figli. Controlla lo sfondo. Torna a voltarsi verso il marito.Poi la domanda: - Se vedeer Colosseo?
Non è che non voglia scrivere di questi cinque giorni. E' che non trovo le parole, e non è mica facile farmi rimanere senza. Trovo profumi, sensazioni, immagini, trovo risvegli in due e pelle e vento e risate. Trovo acqua fredda e rocce bianche e porticcioli e cuscini e sussurri e l'amaca tra gli alberi. Trovo il sole caldo e i morsi salati e la ricerca di un posticino dove cenare. E' che è la mia persona (direbbe Meredith). Uomo cancro fino al centro del midollo, ma è la mia persona e sarà dura doverlo salutare per 6 mesi dopo questi cinque giorni. Ma sarà bello aver avuto questi cinque giorni prima di doverlo salutare per 6 mesi.
Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per
piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle
pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare,
quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa,
l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane,
albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero,
i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole,
leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle
persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme,
perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui
il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti,
mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica,
la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche,
le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre
una ragione per ciò che fanno.
Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.
Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1,
la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz,
la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza,
l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia,
le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino,
il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino
è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone
che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei
meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono
ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile.
Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi
non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.