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domenica 25 ottobre 2009
Le pagliuzze nel cuore

In fondo non dovrei mica lamentarmi; è come tornare giovani giovani, adolescenti rumorosi pieni di idee precise e piercing, che riducono i rapporti umani a una chat in messenger.
Con la piccola differenza che loro lo fanno in continenti in cui messenger funziona, tra le altre cose. A voler guardare la pagliuzza, ecco. Però insomma, si tratta pur sempre di uno stile di comunicazione ggiovine dentro.

Poi è affascinante mettere alla prova le tue capacità linguistiche, empatiche, analitiche: uno ti telefona e dato che capisci metà delle cose che ti dice, l'altra metà ti conferma quanto lo conosci perchè non sentendola devi intuirla da sola per fornire un senso integro al discorso. Man mano che la telefonata prosegue, la metà di facile comprensione si riduce a un terzo di media comprensione, e allora anche le tue risposte ritardano perchè ci metti di più a ricostruire, dare una logica, pensare alla ribattuta.
A quel punto, di solito, lui è in piedi sul tetto della jeep per fare da antenna umana.

Trucco che spudoratamente non funziona, perchè la linea cade. Una, due, tre volte.

Durante le pause hai anche il tempo di ripensare alle volte in cui hai mangiato a costo di stare male solo per fargli compagnia, per esempio quel gelato in Croazia per cui hai visto ripetutamente la morte. O alla volta in cui correva sotto l'acquazzone per venire a prenderti, con una buffa smorfia seccata per il maltempo, ma poi ha alzato lo sguardo e per averti vista si è messo a sorridere in modo istantaneo. Puoi pensare a certi regali, a certe luci, alle volte in cui ti sei persa ed è venuto a ripescarti, alle discussioni in riva al fiume, ai libri scambiati, ai discorsi infiniti e alle mucche a cui dare un nome; puoi ripensare ai brulè tenuti con due mani per potergli rubare il calore in una serata ventosa d'inverno, fingendo che ricordare ti basti.

La telefonata riprende senza che la frammentata conversazione diventi mai una conversazione vera, attestandosi su livelli da ascensore, ciao come stai, governo ladro, senti che freddo, hai bevuto un brulè? Fingo di rispondere con il tono allegro e vivace di chi è contento di sentirlo e si diverte un sacco anche quando manca, o che quello che abbiamo significhi portare avanti una storia.
Quando mettiamo giù il telefono (meglio: quando si mette giù da solo) entra la gatta come chi ha tutta l'aria di voler consolare con un'industriale quantità di fusa la sua povera umana.

E mentre sfogo sulla sofficiosa tutte le carenze, penso che alla fine ho più scambi umani con alcuni miei palestranti che con lui. E' una pesante pagliuzza.

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posted by sand @ 16:20:00  
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Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare, quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa, l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane, albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero, i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole, leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme, perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti, mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica, la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche, le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre una ragione per ciò che fanno.


Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.


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Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1, la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz, la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza, l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia, le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino, il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile. Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.


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