Oceans...
my glass mask   
domenica 20 settembre 2009
Domani è un altro giorno
19 settembre 2009: la sveglia all'alba è, secondo la regola del perfetto invitato, parte integrante del ruolo per chi si offre di organizzare quasi più cose della testimone di nozze.
Intendiamoci: non si è trattato solo di non volere nemmeno un minuto libero da dedicare ai miei tristi e cupi pensieri di questi giorni; principalmente si sposava il mio cugino preferito e dal momento che, somigliandoci così tanto, sono anch'io profondamente innamorata della sua dolce metà, volevo fargli sapere che lo perdono anche se ha sposato lei e non me come si era discusso quando ero una quinquenne.
Iniziamo alla grande, con un ragno che al rinfresco passeggia sulla spalla di mio fratello ed io che mi metto ad urlare per via del ragno e il cane che si mette ad abbaiare per via di me che urlo, e siccome i ragni portano notoriamente fortuna una delle testimoni della sposa arriva in ritardo a cerimonia iniziata, mentre l'altra -in versione marge simpson per l'occasione- sistemandole il velo tenta anche di allietare ripetutamente gli astanti con una delicata panoramica della sua biancheria intima.
Lo scambio degli anelli ha un che di bizzarro nel momento in cui viene accompagnato dal Gabriel's Oboe (dopo che mi era andata male con House a X Factor, qui contavo davvero sul clamoroso ingresso di Jeremy Irons con aria spirituale e barba del 1986). Del resto anche l'eucaristia si fa piuttosto topica con l'Ave Maria di Gounoud che, dopo aver riempito la sala e la volta celeste di note soavi e volti commossi, va delicatamente a spegnersi lasciando il posto alla voce della verità del paggetto in terza fila:
"Adesso si mangia??"
Il viaggio verso la villa per quella specie di eterno aperitivo-buffet-pranzo-cena-dessert-spuntino di mezzanotte che ci attende senza soluzione di continuità è, nelle mie povere romantiche velleità, l'unico momento di traballante tregua che mi attende: già pregusto la sobria volvo blu elettrico di mio fratello non più ricolma di palloncini bianchi a forma di cuore quando mi ritrovo rapita da un croupier neo-single in porsche decappottabile nera e camicia ricamata a mano che direttamente da Montecarlo mi trascina con sè per le vie più ignote e improbabili del triveneto, allungando a dismisura il tempo di percorrenza solo per potermi affascinare con i racconti delle sue costose prodezze.
(In effetti sono indecisa se il mio punto preferito è quello in cui il vento che voleva farmi eroicamente assaporare ha completamente sconvolto la mia preziosa acconciatura o quello in cui senza saperlo ha scelto di percorrere tutte le stradine che portano dritte dritte a casa del Tomtom come alternativa alle vie principali e mi ha chiesto come mai mi fossi distratta)
Dall'arrivo in poi, per contrastare i soliti pensieri prepotentemente riproposti grazie alle vie scelte dal mio amabile croupier (perfino quel romantico Ecocentro che tanto me lo ricorda) sono ovunque: i miei giochi riscuotono un'approvazione unanime seconda solo a quella per il vestito della sposa, mio cugino mi ama sempre più man mano che gli scherzi avanzano, il mio tavolo (tavolo "Curry") è il più divertente di tutti, forse anche grazie al consumo di alcolici indubbiamente superiore a quello di tutti gli altri tavoli messi insieme (non ci siamo fatti mancare nemmeno la sciabolata finale!)
Io, chiaramente, sono seduta fra il croupier (promosso per l'occasione a "mio marito" dai miei fantasiosi compagni di tavolo proprio mentre racconta delle sue ultime 11 multe per eccesso di velocità) e lo sciabolatore folle, che si assume il volenteroso compito di riempirmi di prosecco e zucchero filato lungo la via. Mi intrattiene inoltre, fra un discorso e l'altro, chiedendomi del Tomtom -a quel matrimonio, grazie zia, erano così in tanti a sapere dell'esistenza del Tomtom e ad affibbiargli ogni volta un lavoro diverso che devo dire che la mia strategia di non pensarci si è rivelata un trionfo senza precedenti- concludendo dopo un quarto d'ora di ammirati "sei troppo brava" e "ma come fai" e "dev'essere dura sapere che non puoi averlo vicino quando ne hai bisogno", con un candido "E quanto sta via di solito? Due o tre settimane?"
Nel Gioco della Sagacia si è cimentata anche un'altra parente che, lavorando all'e.r., esordisce con "Ho saputo che il tuo fidanzato è un medico, ma allora stai con uno dei nostri??" mentre cerca di affibbiarmi più o meno tutti i miei ped uno alla volta.
La giornata lascia il posto alla serata, i gruppi alle coppiette e la frenesia alla nostalgia, perciò mentre combatto l'idea di mio cugino che non è più mio, l'idea che a tutti i giochi per le coppie io anche questa volta non parteciperò in coppia e un terrificante mal di schiena (dopo una certa età e un certo numero di colpi di frusta pare non sia più consigliabile denudarsi sfacciatamente sotto la pioggia o portare dei tacchi che superino di così tanto i 10 centimetri), arriva quella simpaticona di mia zia che per portare un po' d'allegria mi fa notare che, avessi avuto con me il Tomtom, non mi sarei nemmeno accorta del mal di schiena.
Preziosa la donna, un po' come quando oggi, mentre stavo ancora afterhourando per aiutarli, ci ha tenuto a farmi notare che "Ma toh, guarda che occhiaie!"
Ma toh.

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Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare, quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa, l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane, albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero, i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole, leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme, perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti, mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica, la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche, le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre una ragione per ciò che fanno.


Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.


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Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1, la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz, la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza, l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia, le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino, il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile. Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.


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