Oggi all'e.r. è stata una giornata divertente. L'influenza mi ha ubriacata più di Sex & the Cogollo, la fredda nottata di speranze alcoliche. Mi hanno fatto notare, di quando in quando, che le mie capacità comunicative si appropinquavano minuziosamente al delirio... a partire dal momento in cui ero freudianamente convinta di essere in giugno, passando per quello in cui vagavo per il reparto sbattendo contro le porte e le persone in stile super mario bros quando raggiunge il limite dello schermo, e per finire su quello in cui mentre ero al telefono mi zittivo per guardare il muro che si stava spostando (ho visto cose che voi umani...). Sono invece abbastanza fiduciosa che nessuno mi abbia scorta a litigare con una pianta, quando mi ha allagato lo studio per averle dato da bere; il tuffo-con-lenzuolino sulla pozza che si espandeva un attimo prima che raggiungesse i fili del pc renderebbe orgoglioso pure lo Stefanino! Ogni tanto poi mi sono ritrovata nei posti più disparati senza avere la più pallida idea di come ci fossi arrivata - lo so che tecnicamente questo non suona proprio diverso dal solito, ma da sobria almeno tendo a ricordarmi di aver camminato! Ah, ho canticchiato in pubblico (mia madre grazie a questo pensa che stia per morire, e siccome era la sigla del Grand Sòleil può anche essere che sia così). Ho creduto di essere scesa in una realtà parallela quando non ho riconosciuto la stazione di Cittadella (tutto vero, ma il coinqui avrà smesso di credere a questo post già alla terza parola). Ho un'eco spontanea all'orecchio che rende ogni suono/parola/discorso/rumore che sento una specie di piacevoleeffetto doppler ascoltato a tutto volume con il dolby surround. Ho fatto, come tocco finale, una chiamata senza capire davvero che la stavo facendo: tenevo il telefono davanti a me (mai all'orecchio, mi raccomando, perché tenerlo all'orecchio?) e lo fissavo, e intanto pensavo "beh ma non sento suonare, perciò non sto chiamando". Quando, nonostante la logica ferrea della mia affermazione, mi hanno richiamata per sapere cosa volessi io neanche lo sapevo, cos'è che volevo. Febbre o generazione x?
P.S. Devo ammetterlo, ho usato la mia temporanea incapacità di intendere e di volere come scusa per arrivare al fatidico cioccolatino n.13 del calendario dell'avvento. P.S. del P.S. Quando poi sono tornata a casa c'era questa busta che mi aspettava, ed era una busta che veniva dal Tomtom ed era una cosa tremendamente carina. Era, diciamo così, due volte tremendamente carina. E anche i suoi sms sono carini. E anche la telefonata di ieri era carina. Se è un sogno dettato dalla febbre, non svegliatemi.
Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per
piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle
pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare,
quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa,
l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane,
albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero,
i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole,
leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle
persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme,
perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui
il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti,
mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica,
la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche,
le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre
una ragione per ciò che fanno.
Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.
Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1,
la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz,
la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza,
l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia,
le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino,
il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino
è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone
che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei
meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono
ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile.
Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi
non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.