Oceans...
my glass mask   
mercoledì 14 maggio 2008
Cinque stupidi minuti
Ho davanti agli occhi un giornale che prova a convincermi ad andare al bar, a fare la spesa e al lavoro con i bigodini. Grandi, se ho i capelli lunghi; piccoli, per i boccoli; solo in cima alla testa, per dare volume alle radici.
Sarà per questo che mi sono depressa. Ho di nuovo il cervello incinto, credo, e questo mi dà fastidio perché sono molto più vulnerabile agli attacchi esterni. E non riesco a tenere il timone nella direzione che vorrei, quella che pensavo, perché poi mi viene da chiedermi se è davvero quella che volevo..
Penso che a volte le persone non si rendano conto di quello che con una leggerezza straordinaria ti riescono a fare. Il modo in cui possono colpirti, anche solo giocando, anche solo perché in quel momento sembra una bella idea e intanto colpiscono e colpiscono e fanno un macello solo per un'ispirazione del momento che poi passerà per lasciare il posto alla prossima.

Senti come mi lamento. Sarò stressata, ché va di moda dirlo! Ma mica quello stress da "corro-tanto-neanche-un-boccone-poi-non-ci-vedo-più-dalla-fame"! Ci sono certi motivi che se ne restano nascosti, acquattati in quei 5 minuti di ogni mattina che poi dimentichi, per cui non ti rendi conto, non senti subito che rimangono lì, si aggrappano sul fondo stratificandosi a colpi di 5 minuti.

5 minuti al giorno. Non sono stancanti come le bestiole, come le ripetizioni di grammatica, come 6 piani di scale al mattino. E poi all'e.r. sto bene, molti sono gentili. Ci sono i bambini.
Ma c'è un momento, ogni mattina prima di arrivare, che anche se non ci penso più per tutto il giorno fa presa in quello che sento, nel mio modo di guardarmi intorno. Ogni giorno, poco alla volta, in 5 stupidi minuti. 5 interminabili minuti in cui incrocio tutte le persone che stanno lì e tutti i loro motivi.
Quella signora ha il borsone perchè ha fatto assistenza la notte. Madre e figlia adolescente andranno a trovare il padre? Una coppia anziana scruta preoccupata le analisi, lei guarda il foglio e poi lui, poi il foglio e poi lui; si tengono ancora per mano.
Un tecnico che incontro spesso mi saluta con mezzo sorriso, dev'essere lì da poco anche lui perchè gli leggo ancora il pudore di chi ha paura che sorridendo troppo lì dentro si faccia rumore.


Sarà che si avvicina il 17 maggio, ma sono viva e vorrei fare tutte quelle maledette scale di corsa, uscire al sole, respirare l'aria. Vorrei gettarmi in acqua e da sotto non sentire più i rumori, e abbracciare forte qualcuno cui voglio bene. Qualcuno che non abbia voglia di giocare con quello che tento di dargli.

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posted by sand @ 23:43:00  
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Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare, quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa, l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane, albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero, i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole, leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme, perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti, mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica, la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche, le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre una ragione per ciò che fanno.


Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.


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Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1, la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz, la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza, l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia, le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino, il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile. Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.


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