Oceans...
my glass mask   
lunedì 14 aprile 2008
Svegliarsi dal lato sbagliato del giorno
C'è un gioco che mi piace molto. Si rifà all'altro mio gioco di immaginare le storie delle persone che incrocio per sbaglio: ascolto una canzone, solo qualche parola e lascio i pensieri vagare in libertà collegandoli a quella, quelle, parole. Non serve che abbia un senso. Non serve che sia buono. Così come vengono, anche se non c'entra più nulla. Questa mi è venuta con Mr.Henry di Waits, e in effetti l'unica parola da cui è nata è proprio il titolo.

Mi chiamano Lucy. Non ho pareti cui appoggiarmi, se non pareti di dubbi. Per questo, credo, mi strucco di malavoglia, e mi sveglio dal lato sbagliato del giorno.
Lucy. Miss Lucy. Quel cubo è il mio letto, difficile confondersi: eppure io sbaglio; e inciampo, e ogni tanto non capisco. Mi piacciono le cose storte, e quelle che nascono poco a poco.. mi piacciono le ammaccature, le verniciature appena date e gli spigoli delle ossa; a volte vado avanti ciecamente. Ma Lucy è un nome sicuro da signorina, da capelli tagliati di fresco: non dovrei avere queste unghie così corte, così scure e scheggiate di smalto. Non dovrei correre per i corridoi, ascoltare la pioggia, fermarmi alle finestre nell'orario di lavoro. Non dovrei volerlo. Non sono cose che si vogliono: si vuole guadagnare, essere efficienti, in un posto così.. io voglio fermarmi alle finestre. Scegliere le scale. Fantastico su posti che non ho mai visto, e - diamine! - non voglio vedere, perchè allora avrei solo dei posti.. belli sì, ma chi mi ridà il mio fantasticare?
Mi chiamo Lucy e ho dei vicini di casa che sulla porta mi chiedono "Dove sei stata?". Ma piano, per via dei bambini.
Mi chiamo Lucy, credo, e so dire molte cose: carogna. Arigatò. Mueble. Copia sbagliata del vaso.
So dire robin, che significa pettirosso. Tempo fa, sapevo dire un nome che mi faceva sorridere. Un nome da tagliarsi i capelli, e rimanere qualche volta. Un nome cui ripensare quando sarò vecchia.
Piango per le storie di altri, come l'uovo che bevevano in cinque, o il trapezista del circo. Piango per la bambina dell'orso ma preferisco non farlo per me.
Mi chiamo Lucy. Ho la voce, le mani, sull'asfalto. Asfalto bagnato di biglietto timbrato a rovescio. Asfalto di chi scrive male perchè intanto si mangia le unghie. E non è che sia proprio fame.
Però fantastico, da scucire le tasche.
Da ballare a piedi nudi, dove vuoi, basta che sia corrusco.

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posted by sand @ 08:17:00  
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Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare, quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa, l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane, albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero, i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole, leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme, perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti, mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica, la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche, le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre una ragione per ciò che fanno.


Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.


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Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1, la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz, la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza, l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia, le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino, il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile. Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.


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