Oceans...
my glass mask   
giovedì 12 febbraio 2009
Innamorarsi di una storia
Mi piace leggere, come un rito. Mi piace dedicare del tempo al mio libro, dargli tutte le attenzioni per qualcuno di caro. Mi piace leggere e poter smettere di leggere, mi piace infilarci un foglietto per me prezioso come segnalibro, da ritrovare ogni volta che lo riapro; mi piace sottolinearlo e mi piace regalarlo, anche se mi fa soffrire separarmene.
Una volta ho letto per 24 h senza smettere. Ma quando cresci e il tempo manca, finisci per portarti le storie nei posti più strani; oppure non è questo, anche da piccola lo facevo per la mia incapacità di fermarmi, di risparmiarmi, quando m’innamoro. Delle storie ci si innamora. E così mi sono messa a pensare ai miei, di posti particolari.

Quello che preferisco è la scalinata di un tribunale, seduta con 3 amici alle 4 del mattino, la luce del telefono ad illuminare le righe che leggevo a voce alta.
Ce ne sono altri.

Ho letto camminando. Sul davanzale della finestra di un'amica, con il sole del primo giorno di primavera che mi scaldava il risveglio dopo che avevo dormito da lei. Ho letto a lezione, su un albero, in cyclette. Ho letto a un matrimonio. Ho letto su una collinetta che aveva in cima la statua di San Francesco che benediva il mare che gli si apriva davanti, un po’ nascosto dai pini marittimi. Ho letto nel bagno di un amico, fino a farmi dare per scomparsa.
Ho letto alle prove di un concerto che stavo per fare, le gambe che scendevano ciondoloni dal palco. Ho letto a una festa. Ho letto su tutti i mezzi in movimento che ho provato. Ho letto nel palazzo dei papi di Avignone. Ho letto su un ponte di Treviso, tra i pascoli, abbarbicata sulle scale. Ho letto dentro ad uno scatolone e sotto la scrivania.
Ho letto nel vecchio cimitero, con le lapidi sbriciolate dai decenni, ll profumo di resina che si spargeva assieme all’ombra dei pini secolari e tanto, rilassato, silenzio. Ho letto all'interno di un mulino e ho letto in ufficio. Ho letto in una stanza vuota. Ho letto in riva al mare, a Nizza, sotto la pioggia ed il vento. Ho letto in riva al mare, in Grecia, sotto il sole e con i piedi nell’acqua ancora fredda.
Ho letto aspettando il mio turno in fila. Ho letto, senza potermi in 26 anni togliere il vizio, a tavola. Ho letto su un’altalena, in un parco di notte, arrampicata tra “i tubi” dell’asilo. Ho letto sul lettino del dentista, aspettando che l’anestesia facesse effetto. Ho letto asciugandomi i capelli con il phon e ho letto per terra, con la schiena contro il mio letto e il viso rivolto alla finestra. Ho letto seduta sul marciapiede, mentre aspettavo l’autobus.
Ho letto sulla spiaggia, nei giardini, sotto l’albero di Natale.


Mi piacerebbe, un giorno, poter leggere accoccolata davanti al mio caminetto.


Canzone del giorno: Everybody's gotta learn sometimes - Beck

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posted by sand @ 22:15:00  
1 Comments:
  • At 15 febbraio 2009 alle ore 23:40, Anonymous Anonimo said…

    Queste parole mi fanno sorridere, sono talmente belle. Meraviglioso è il mondo che evocano, i ricordi che fanno riaffiorare, un'atmosfera magica e senza tempo.

    Un abbraccio forte forte, Novi...e, anche se non sembra, sono sempre qui :)

     
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Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare, quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa, l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane, albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero, i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole, leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme, perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti, mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica, la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche, le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre una ragione per ciò che fanno.


Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.


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Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1, la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz, la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza, l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia, le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino, il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile. Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.


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