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giovedì 14 febbraio 2008
Giuro, dopo l'esame sarò più simpatica dell'ape maia!
Per la serie "pulpito", stasera ho visto un servizio di Striscia la Notizia in cui si facevano bellamente beffe del TG1 (e sarei anche d'accordo, dal momento che ultimamente sembra la versione slim di porta a porta), ma per la precisione si gloriavano di prendere in giro un'intervista di Riotta a Benigni, in cui il suddetto giornalista specificava che Benigni avrebbe parlato del XXXIII canto dell'Inferno, quello celeberrimo del conte Ugolino. Alla frase di Riotta "Conte che si vede costretto a mangiare i figli" partono i lazzi della trasmissione, perché il conte in realtà si mangia la nuca dell'arcivescovo Ruggieri che lo aveva imprigionato condannandolo a morte con i figli, bla bla bla. Lo mostrano parecchie volte. Tanto per ridere di più.
A me viene un dubbio.
Non amo che la gente gridi gridi per non far vedere che non sa di cosa sta parlando, e devo ammettere che quelli di Striscia spesso lo fanno (come molti altri: d'altra parte quella trasmissione per metà mi piace molto, per l'altra metà non la sopporto..). Così, zitta zitta, vado a controllare il mio dubbio sulla mia Divina Commedia del Di Salvo.

Partiamo con il conte disperato per non poter aiutare i suoi figli: "ambo le mani per lo dolor mi morsi", e loro che fraintendendo quel gesto si offrono al padre perché calmi la sua fame "Padre, assai ci fia men doglia/ se tu mangi di noi: tu ne vestisti/ queste misere carni, e tu le spoglia". Ok, fin qui la mia memoria non vacilla. Poi i piccoli muoiono, uno dopo l'altro, lasciando il padre disperato per non averli potuti soccorrere. E quando brancola, ormai cieco, su di loro, il verso che conclude il suo racconto (mentre sì, mastica la nuca dell'arcivescovo, ma questo chi non se lo ricordava?!?!): "Poscia, più che 'l dolor, potè 'l digiuno".
Ipotesi 1: Ugolino muore di fame, non basta il dolore ad ucciderlo; o comunque la fame impedisce al suo dolore di continuare a chiamare i figli, togliendogli le forze.
Ipotesi 2: L'ombra del cannibalismo per cui Ugolino, imbestiato dalla fame, abbia divorato i corpi dei figli.

Adesso, voglio dire.. va bene voler fare gli scoop.. Non dico neanche che dovrebbero usare per contratto il congiuntivo tutti quelli che lavorano in tv (va bene, in realtà lo dico).. Però almeno non maltrattare caninamente la Commedia per uno sberleffo inesistente?

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posted by sand @ 21:37:00  
2 Comments:
  • At 14 febbraio 2008 alle ore 23:31, Anonymous Anonimo said…

    speriamo arrivi presto la data dell'esame.......in modalità "rompipalline del mondo intero" giuro che non ti sopporto più!!! :D (ma chetteseimaggnata....na barra di ferro arrugginito stasera?)

     
  • At 15 febbraio 2008 alle ore 12:43, Blogger Unknown said…

    Facendo zapping ho visto anche io quella cosa e sono inorridito! L'intervistatore si riferiva ovviamento alla condanna in vita, dove, almeno così si racconta, per placare i morsi della fame i figli si siano offerti al padre in pasto.
    Odio striscia quando fa ste cose senza senso -_-

     
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Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.


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Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1, la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz, la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza, l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia, le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino, il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile. Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.


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