Eppure, davvero, non m'importa avere una carriera. Non m'importa spiegare chi sono in base a quello che so fare e non a quello che so essere. Il mondo non mi segue, d'accordo, ma io proprio non riesco a seguire lui... Ci sono tante cose che amo fare, che mi piacerebbe fare nel senso di "carriera": guardare negli occhi i bambini, avere la voce di Elisa. Però in fondo sarei in pace con me stessa se facessi la commessa in una libreria. Possibilmente, in una di quelle che dico io. Legno bucherellato dalle tarme, polvere e un po' di buio, e quel discreto disordine che danno solo le pagine ammucchiate. Sembra stupido; siamo talmente colmi di competizioni e ambizioni e furbizie che se non li hai sei stupido. Bene, sarò stupida. Oppure li ho, solo che vanno in un'altra direzione.
I libri. I libri non ti costringono, ti lasciano davanti a una porta, a scegliere quando aprirla, e come, e se varcarla camminando a testa in giù. I libri fanno un fruscìo, un crepitìo di pagine che sembra una carezza. Ingialliscono, prendono polvere che devi soffiare via, e nonostante questo sono sempre pronti: ti aspettano, e ti trascinano e si muovono anche mentre stanno chiusi, ne sono sicura. Puoi tornare indietro e rileggere quel certo passaggio, puoi tenertene uno in tasca, puoi correre avanti perché non resisti e hai bisogno di sapere come andrà a finire, oppure puoi leggere piano, una pagina alla volta, per tenere quelle storie con te. Un libro ti può fare il silenzio intorno, ti fa sembrare comodo uno scoglio. Mi piace fare orecchie alle pagine, segnarmi le cose, sottolineare con matite spuntate, scriverci i pensieri che mi vengono, le canzoni che ascoltavo in quel momento. Mi piace consumarli. Mi piace così tanto che il più delle volte, quando ho scelto, chiedo al commesso della libreria di incartarmelo in un pacchetto regalo.
Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per
piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle
pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare,
quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa,
l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane,
albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero,
i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole,
leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle
persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme,
perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui
il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti,
mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica,
la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche,
le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre
una ragione per ciò che fanno.
Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.
Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1,
la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz,
la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza,
l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia,
le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino,
il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino
è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone
che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei
meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono
ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile.
Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi
non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.