Oceans...
my glass mask   
domenica 6 gennaio 2008
Dai paralipomeni alle barbie
Sono stanca di tutto questo M&O, stanca dei miei paralipomeni, delle mie pippe mentali perché tanto poi finisce che sono io quella crudele anche quando ho dato tutto quello che ho, quello che sono, anche quando M (passato dalla fase-stalker alla fase cattiveria) trastulla le sue giornate a dirmi carinerie indescrivibili e poi casualmente invitando tutti i miei amici da lui proprio il 5 gennaio, anniversario del nostro primo incontro, per farmelo passare da sola.

Da piccola sì ero sadica.. e dico sadica perché includo il senso patologico del termine: avevo le mie barbie, un sacco di barbie, anche se in effetti preferivo giocare con animali macchinine e playmobil (i lego non li nomino neanche perché va da sè). Io però avevo una casa fatta su misura per loro, enorme, fatta a mano, bellissima! Tanto bella che un paio di anni fa volevo usarla come libreria in camera ma quando ho provato a cercarla ho scoperto che mio papà me l'aveva soffiata per nutrirci il caminetto... è una ferita non ancora rimarginata.

Ho giocato poco con loro nel significato più tradizionale del termine; più che altro le spogliavo, le ferivo e poi mettevo loro dei cerotti. Sia chiaro, non ho mai lasciato una barbie ad agonizzare... magari consumavo la scorta di cerotti piccoli di casa (da quegli anni in poi non sono più riuscita a trovarne. si nascondono), ma le curavo sempre. Forse ho sbagliato mestiere. Poi, peggio, le masticavo! Mani e piedi, gnam gnam gnam. Infatti in alcuni casi nemmeno la mia scienza di luminare ha potuto fare nulla per le loro estremità allungatesi di svariati centimetri, e ho dovuto amputare. Così ora ho delle barbie monche; in compenso, possono mettersi tutte le scarpette da ballo che desiderano.
La cosa più crudele, però, l'ho fatta senza rendermene conto. Ero a casa da sola con la nonna, così ho abbondato in civetteria e ho deciso di portare la mia barbie dal parrucchiere, che si trovava più o meno all'altezza del grande abat-jour del salotto. Lì infatti, dopo una spuntatina, le avrebbero asciugato i capelli contro la lampadina. L'ho lasciata al suo casco e me ne sono andata a fare merenda.. almeno fino al momento in cui ho visto un denso fumo nero salire dalla lampada-parrucchiera in spire minacciose e incombenti! Mi sono precipitata e ho potuto salvarle la vita, ma non i capelli. Diciamo che da allora si sono fusi in un rasta unico.
Ho inventato IL rasta. Che brava, che brava.

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posted by sand @ 12:13:00  
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Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare, quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa, l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane, albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero, i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole, leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme, perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti, mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica, la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche, le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre una ragione per ciò che fanno.


Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.


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Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1, la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz, la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza, l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia, le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino, il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile. Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.


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