Va bene. Riproviamo. In fondo sarà un po' come partire dalla pulizia di una scrivania per arrivare al mio cervello, no? Comunque sia, un macello. E allora, in un periodo così scarso di punti fermi, perché non andarli a cercare? Scovarli come si fa coi tartufi, con pazienza, con il naso a respirare la terra, e le zampe che fanno contatto con il suolo, con le foglie secche che fanno ciac ciac mentre cammini, fingendo di non vedere i messaggi che si accumulano al cellulare acceso davanti a me, fingendo di non capire cosa dicono. Ciac ciac. Parola magica.. mi sento già meglio. Questa mattina mi è scappato qualche sorriso commosso per tutti quei ragazzetti che suonavano.. quanti ricordi, quanta ricchezza mi porto ancora addosso da allora? Quanta parte di me deriva interamente da lì, da allora, e quanta lì ci è rimasta?
Qualche settimana fa, ad un concerto rock, due ragazzi si sono scambiati la chitarra: niente di più semplice. Al lead guitarist l'altra però sta un po' piccola.. e a me basta questo.Mi è capitato di dover usare una chitarra non mia. Niente di traumatico, teoricamente.. le classiche non variano tanto, a meno di casi specifici. Eppure non era la mia. Dov'era quel legno che conoscevo così bene, su cui il viso si rifletteva in un certo modo e potevo appoggiare il mento per concentrarmi? Appoggiarci il mento era una specie di grembo materno, riconoscerne il profumo, l'odore che mi penetrava nelle narici mentre la tenevo. E poi le corde contro le dita.. le mie dita. Che s'inerpicano per le corde... è qualcosa di solo mio. Non m'importa di quello che dicono, quello che pensano. Ne ho sentite tante, di ipotesi su di me e sul perché avessi smesso. Che avessi fatto una promessa a me stessa dopo la morte di un mio amico, che mi fossi arresa. La verità è che mi manca. Non lo possono capire, cosa significasse per me bruciarmi le dita contro le corde della chitarra fino a non percepire più differenza, fino ad esistere solo in base a questa continuità, solo in base all'essere dita che terminano su una chitarra, contro una chitarra, con una chitarra.Che cerchino pure motivi, definizioni, se li fa sentire più sicuri. Più forti. Io però lo so. E' mio, e non c'è spazio per nessun altro in questo. Sai quanto mi frega della giovane promessa della musica classica, dei concorsi internazionali, delle aspettative di tutti, della più brillante del corso, quella più avanti di un anno rispetto a tutti gli altri? Questo, solo questo, è ancora tutto mio. Quegli anni di dedizione assoluta, li ho riconosciuti solo anni dopo, quando ho capito di amare per la prima volta. Sarà per questo che alcuni pensavano mi fossi un po' innamorata del mio prof. Mi ero affidata completamente a lui, come poi ho saputo fare solo nel dire che amavo. Mi sono lasciata andare, ed ho saltato sicura che l'avrei trovato a prendermi. L'umore in base a lui, in base ai suoni.. forse è vero che non c'è poi così tanta differenza: io però non conoscevo l'amore, conoscevo solo quello che avevo. E allora, come non ripartire da lì, adesso che alla cieca sto provando a riconoscerlo? A tentoni.. come un profumo di corde di metallo. Ciac ciac.
Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per
piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle
pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare,
quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa,
l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane,
albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero,
i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole,
leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle
persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme,
perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui
il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti,
mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica,
la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche,
le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre
una ragione per ciò che fanno.
Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.
Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1,
la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz,
la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza,
l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia,
le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino,
il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino
è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone
che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei
meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono
ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile.
Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi
non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.