- mi ricordo i fumetti di mio fratello che leggevo da piccola - mi ricordo i regalini da comprare per carlo ogni volta prima di andare a cena a casa sua - mi ricordo giulia che mi dice “per fortuna sei tornata” - mi ricordo quella sera a leggere un libro seduta con stefano sugli scalini sotto la luce del lampione - quando i miei mi hanno chiusa fuori perché sono tornata troppo tardi dalla festa di nicola - un’altra festa di nicola, quando mi sono spiaccicata contro la porta - mi ricordo quando checco mi ha riempito la stanza di lucine - marta che canta wishlist - elena che fuma i sigari alla vaniglia a rovescio e poi le viene mal di gola - mi ricordo, a proposito del detto sulla vita che ti chiude le porte, quando aspettavo il mio portone, e poi il portone si è aperto - quel primo bacio a dodici anni, di cui non so più il nome ma ricordo tutto il resto - quando ema mi ha detto “ti ho cercata perché quel giorno avevi lo stesso sguardo che avevo io” - quando io e salvietta abbiamo portato i viveri di soccorso ad ale visitato dai ladri, e siamo arrivati alla riunione ifp mezzi ubriachi cantando le sigle dei cartoni animati - la faccia di max nel negozio di peperoncini a bassano - mi ricordo i concerti di stresa - i mercoledì pomeriggio in salottino - mi ricordo quella foto in cui dormo e sembro una bambola - quando teo mi ha spinta per vedere l’agnellino e io per non cadere mi sono aggrappata alla lama di una falce, e allora lui per la paura si è nascosto sotto la macchina - mi ricordo l’odore che avevano gli adesivi quando ero piccola - mi ricordo la mia prima, disastrosa sbronza - i bagni in mare di notte con persone appena conosciute ma disposte a dividere un asciugamano - mi ricordo “il baretto”, quell’angolo di nulla in cui noi trovavamo tutto - mi ricordo le corse dietro a zeno - mi ricordo le mutande di tutta la mia commissione alla maturità, e la paura fottuta che mi scappasse da ridere - gilles che per ringraziarmi smette di prendermi in giro e mi tiene abbracciata - mi ricordo quando, ogni benedetto sabato, alle 4 del mattino volevo andare al parco iris attraverso il buco nella rete - mi ricordo Di che insiste per accompagnarmi a casa e quando arriviamo io gli dico “grazie” e scappo via
- quel pomeriggio di novembre a camminare nella nebbia ascoltando per ore, ininterrottamente, soltanto Black dei Pearl Jam - le telefonate notturne col pap, e la faccia ficcata sotto al cuscino perché non si senta dalla camera dei miei
- il letto della chirla e tutte le testate che mi ci sono presa
Amo i gatti, l'oceano, la rabbia, le ninnananne, i grandi animali che si spaventano o perplimono per
piccoli animali, guardare le persone che passano per la strada, gli highlanders, la carta, i musical, Paperino, le rughe, appiccicare cose alle
pareti, le fiabe, avere le dita sporche d'inchiostro, camminare scalza, le bolle di sapone, camminare, l'eroismo, scrivere, scarabocchiare,
quello che sbrilluccica, l'acqua, l'acqua che si muove, l'acqua da bere, l'acqua che ruggisce, l'acqua che si arrabbia, l'acqua che spaventa,
l'acqua quand'è forte, l'acqua quando vince, il silenzio, i libri, le sopracciglia, la poesia, i gelati alla frutta, Spike, il pane,
albe e tramonti, gli abbracci, il lucernario di max per vedere le stelle, l'ironia, le corde vecchie della mia chitarra, tutto ciò che ha zucchero,
i ricordi, biblioteche e librerie, le differenze, il crystal ball, i miei film mentali, il vento, le vecchie cassette, le parole,
leggere tra le righe, gli amici, le scatole, Dr.House, i fiori, l'argento, dormire, il cartone, la latta, i treni, Felicity, le debolezze nelle
persone, i maglioni giganti, prendere da sola i mezzi pubblici, l'impero romano, immaginare le storie che i passanti si trascinano insieme,
perdermi, l'enigmistica, il profumo dell'erba appena tagliata, le altalene, i palloncini, il violino, la scena della Spada nella Roccia in cui
il lupo spelacchiato prova ad inseguire Semola, la frutta, i pennarelli, Lorelai Gilmore, Paperinik, i miei casini, preparare regali e biglietti,
mio fratello, Angel, il the verde senza zucchero, Spiderman, le cuffie, i folpi, i castori, i bastoni della pioggia, la mia bacchetta magica,
la polvere innamorata negli occhi, le mie bestiole dei pomeriggi, Ombretta, sentire all'improvviso il profumo della crema pre-sole, le mucche,
le papere, la nonna, i pistacchi, gli arcobaleni, fare regali, i pacchetti, il mojito, fare l'amore, Venezia, le persone che non hanno sempre
una ragione per ciò che fanno.
Vorrei conoscere Giorgio Bocca; Tom Waits; Dylan; EM Forster; Guccini; Peter Parker; Sirius Black e Remus Lupin. Babbo Natale.
Odio il caffé, gli errori ortografici, Studio Aperto, Minzolini al TG1,
la slealtà, i midi, il modo di fare impostato, parlare per diminutivi (cià ragà il pa'...), il signor B., la musica tunz tunz,
la musica cuore fiore amore, i giovani scrittori maledetti, il monumento a Padova per l'11/9, il freddo, le occhiaie, la tracotanza,
l'estrema destra alla cieca, l'estrema sinistra alla cieca, le letterine, il menefreghismo dell'Italia per la scuola, l'invidia,
le ostentazioni, le forzature, le pose, le lampade abbronzanti, i gioielli della Brail, il traffico, la notte senza buio, Topolino,
il razzismo, il razzismo al contrario, gli spazi chiusi, il Grande Fratello, la scena della Spada nella Roccia in cui Semola-uccellino
è imprigionato nella capanna di maga magò, l'ipocrisia, gli intingoli, il beige, gli atteggiamenti, i contatti formali. Le persone
che dicono "So come ti senti". Le persone con cui non avevo contatti prima e nel 2006 venivano da me come se fossero sempre stati miei
meravigliosi amici ("Come stai?", e pacca sulla splla). Chi molla le cose perché non sono facili. Chi disprezza le cose perché non sono
ragionevoli. Chi cerca di tenermi ferma davanti ad un obiettivo fotografico. Chi si autodefinisce poeta. Chi si autodefinisce umile.
Alzarmi alle sei. I ragni. Il pensiero lento. Il pensiero rigido. Accorgermi che qualcuno mi fissa per la strada. La meschinità. Chi
non si meraviglia. La prosaicità, ovvero: chi non ha almeno un po' di polvere innamorata negli occhi. Non avere Marta.